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Corea del Nord, l'ingegnere italiano al fianco del regime: "Scorie nucleari", i sospetti degli 007

Giovanni Ruggiero
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Per anni il governo della Corea del Nord si sarebbe servito di un ingegnere italiano per lo smaltimento delle sue scorie e la fornitura di materiale radioattivo. A creare diversi sospetti su Giorgio Comerio, come riporta Il Fatto quotidiano, è un documento del Sismi, l'ex servizio segreto militare, che nel 2003 definiva l'ingegnere come "fornitore di scorie e materiali radioattivi per la Corea del Nord". Da anni Camerio si è reso latitante in Tunisia, cercando di evitare una condanna nel 2002 per estorsione. Sentito come testimone dalla commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti, Comerio ha almeno confermato di aver avuto rapporti con l'ambasciata nordcoreana nel 1995, quando ha incontrato i diplomatici di Pyongyang a Vienna come responsabile tecnico della società Odm, attiva negli anni Novanta nello smaltimento di scorie radioattive sotto i fondali marini. In Austria l'ingegnere ha incontrato i funzionari nordcoreani perché in quel periodo "era tra i Paesi che avevano cominciato ad avere del materiale radioattivo da smaltire". Da parte sua, Comerio avrebbe offerto "la tecnologia per la messa in sicurezza del nucleare, utilizzando i siluri penetratori". Da quegli incontri l'ingegnere ha sempre negato fossero stati sottoscritti contratti commerciali. I servizi segreti italiani però hanno qualche dubbio, anzi attribuiscono a Comerio la gestione dello "smaltimento di 200mila cask - i contenitori di metallo corazzati - di residui radioattivi per un valore di 227 milioni di dollari, l'installazione di impianti per il trattamento dei residui nucleari e il potenziamento del porto di Rajin Sonbong per il trasporto via container". Il sospetto del Sismi è che tutte quelle strutture potevano servire per "presunti traffici di armi e componenti militari provenienti dalla Russia e dalla Cina, di materiale e scorie nucleari, di agenti chimici per uso militare". Comerio però ha sempre respinto tutto quel che gli viene attribuito, non ultimo davanti alla commissione parlamentare, dove ha ripetuto il suo ritornello: "Le solite bufale dei giornalisti italiani". Ma di chiarezza sulle vicende che lo vedono citato ancora non se ne vede l'ombra. 

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