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Vaticano, la fronda contro Papa Francesco e i nuovi alleati del Pontefice

Alessandra Menzani
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Per la prima volta in quasi cinque anni, i vecchi cardinali vaticani ieri erano soddisfatti. Sentono che finalmente "il Papa comincia a conoscere e apprezzare la Curia. E a capire quanto fossero impostate male le riforme", come riferisce un retroscenone del Corriere. Così dicevano, pare, uscendo dalla sala dove Bergoglio aveva pronunciato il discorso natalizio ai suo uomini. La novità è stata la durezza con la quale ha liquidato le riforme: "Farle a Roma è come pulire la Sfinge con uno spazzolino da denti", ha detto, con una metafora efficace che sottolineava la difficoltà dell'impresa. Significative anche le parole (dure) contro quei riformatori scelti da lui e allontanati. Il punto più forte del discorso è stata la critica indiretta a quanto avvenuto lo scorso anno: la sostituzione del cardinale Gerhard Muller dalla Congregazione per la dottrina della fede; del supervisore generale Libero Milone; del vicedirettore dello Ior, Giulio Mattietti.  Sono state decisioni prese secondo dinamiche apparse poco trasparenti. Francesco in sostanza rivaluta la "vecchia guardia", difesa contro chi a suo avviso la usa come capro espiatorio per spiegare il proprio licenziamento: un altro riferimento impensabile all' inizio del pontificato. "La sensazione è che invece, in qualche misura, Francesco e la Curia abbiano firmato, se non un' alleanza, una tregua", nota il Corriere. E la rivoluzione? Archiviata, per ora.

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