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Federica Mogherini, la vergogna che non vogliono raccontarci: cosa fa da 4 anni la piddina irrilevante

Gino Coala
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Sta crollando la Ue e Federica Mogherini non ha nulla da indossare. La crisi dell' immigrazione finalmente esplosa, la frattura delle relazioni con gli Stati Uniti, i tavoli internazionali dove il «continente di pace», come lo chiama lei, o è scomparso o è rimasto per fare da stampella ai tiranni: chi verrà dopo dovrà ricostruire dalle macerie, ma tutto questo pare scivolare addosso alla quarantaquattrenne piddina che Matteo Renzi, forte del successo alle elezioni europee del 2014, impose come Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Sicurezza. L' altro giorno ha provato a risvegliarla dal letargo il corrispondente di Radio Radicale David Carretta: «La Francia e la Spagna hanno accusato l' Italia di aver compiuto qualcosa di illegale nella vicenda dell' Aquarius. Vorrei sapere qual è la sua opinione», le ha chiesto durante una conferenza stampa a Strasburgo. Ottenendo in risposta silenzio e uno sguardo di sfida, che l' ex ministro degli Esteri ha pagato con l' uscita dalla stanza di tutti i giornalisti presenti, in segno di protesta. Persino lì, nei palazzi del potere europeo, la Mogherini è un filo di perle appeso al nulla. Leggi anche: Mogherini, la vergogna: non rispondealla domanda su Aquarius. I giornalisti italiani la umiliano Quando fu scelta, Paola Subacchi, direttrice di ricerca alla inglese Chatham House, il pensatoio più importante al mondo in materia di geopolitica, scrisse che la decisione di Renzi aveva smascherato due finzioni: «La prima è che gli Stati membri della Ue abbiano a cuore la politica estera comune; la seconda è che l' Italia abbia un governo forte e credibile». E ancora: «È a dir poco inquietante che, con l' Ucraina in guerra con la Russia e il Medio Oriente nella spirale del fanatismo, i leader europei non abbiano cercato un candidato con la comprovata capacità di creare una politica estera efficace. La politica estera dell' Ue viene ora guidata da un' apprendista». MOLLE COI DITTATORI Giudizio durissimo, che alla Mogherini calza come un guanto. Pessimo il modo in cui ha gestito il rapporto con gli Stati Uniti. Orfana del democratico John Kerry, segretario di Stato ai tempi di Barack Obama, anziché cercare un modus vivendi con l' amministrazione di Donald Trump ha scelto di essere molle come un budino nei confronti di tutti i dittatori, riservando la propria rigidità per il capo della più grande democrazia del mondo, nonché primo alleato dell' Europa. Lo ha fatto quando Trump si è messo in testa di ottenere da Teheran un accordo sul nucleare migliore di quello sottoscritto dal suo predecessore. Pur di non indebolire il regime è stata zitta (lei, presunta idealista progressista) dinanzi alla durissima repressione dei dimostranti da parte della milizia Basij, gli sgherri degli ayatollah, usando solo parole di amicizia per il governo iraniano. È volata all' Avana per rassicurare Raúl Castro che la Ue non avrebbe imitato il giro di vite sull' embargo deciso da Trump: «È un blocco obsoleto e illegale, non siete soli». (E anche in quell' occasione, omertoso silenzio sulle violazioni dei diritti umani). RELAZIONI PERICOLOSE Ha persino fiancheggiato Kim Jong-un contro Trump, dopo che il nordcoreano aveva sperimentato missili e bombe atomiche, violando ogni accordo preso con le Nazioni Unite. Con la Mogherini, le relazioni europee verso Israele hanno toccato il minimo storico. Il premier Benyamin Netanyahu si rifiuta di incontrarla da quando ha contestato la scelta di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale, lei si consola con Abu Mazen, leader dell' autorità palestinese. «Se non ci fosse, gli autocrati del mondo dovrebbero inventarla», ha scritto la rivista Bloomberg. Ma nemmeno il motivo per cui tanti difensori dell' atlantismo la criticavano, la presunta smania di cercare l'«appeasement» con la Russia di Vladimir Putin, ha portato qualcosa di buono: le sanzioni Ue ai danni di Mosca e delle aziende che esportavano al di là del Baltico sono ancora lì. Alla fine, ovviamente, ciò che paga non è prostrarsi in nome del dialogo, bensì la linea dura di Trump. È con lui che Kim Jong-un ha scelto di sedersi al tavolo, quando ha capito che quello ha i missili più grossi dei suoi e non teme di usarli. Così oggi c' è un presidente americano che duella e tratta a tutto campo col dittatore di Pyongyang, col presidente russo e col leader cinese Xi Jinping; un Trump che può dire di essere l' unico vero amico occidentale rimasto a Israele. E c' è un' Unione europea ignorata a est come a ovest, sempre più fantasma del palcoscenico internazionale. In parte, questo è causato delle divisioni tra i singoli Stati, oltre che da un progetto fondato sulla presunzione balzana di costruire un popolo e un' unione politica partendo da una moneta. Ma il resto della colpa ricade sulla Mogherini, che ha confermato le previsioni di chi la dipingeva inadatta al ruolo e priva di leadership, e su chi ce l' ha messa di Fausto Carioti

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