Grecia, il terribile sospetto dietro l'ecatombe dell'incendio: l'accusa gravissima contro la Turchia
Sono stati i turchi. È quanto si sente in giro ad Atene in questi giorni, dopo il disastro degli incendi. Ci vorranno giorni per sapere il numero esatto delle vittime, sorprese nel sonno da una azione criminale pianificata da tempo. Sono stati infatti molti i punti in cui contemporaneamente sono divampate le fiamme, alimentate da un vento fortissimo atteso proprio per quel giorno, impedendo cosi ai soccorsi di avvisare le persone, rimaste intrappolate tra i fuochi che li circondavano. Sono attesi 32 milioni di turisti in Grecia quest anno, un numero enorme, anche rispetto ai 24 dello scorso anno. E proprio qui, dicono i greci sta il punto. Gli odiati turchi vogliono creare paura nei turisti, cosi che scelgano il loro Paese anziche la Grecia. Sono ipotesi popolari, che forse non troveranno mai conferma, ma che testimoniano il sentimento della gente nei confronti degli eredi di Ataturk. Il turismo dicevamo, l' ancora di salvezza della Grecia in questi anni, strangolata dalla troika e da governi incapaci di una visione di futuro. La civiltà e la tolleranza del popolo greco mal si conciliano con la sua classe politica, capace di truccare i bilanci dello stato per entrare nell' euro e ora presa da un rancore assoluto verso la ricchezza e l' impresa; difficile che questo approccio consenta al Paese di intraprendere un percorso di ripresa solido. Aumentare le tasse sugli utili d' impresa, introdurre l' una tantum su redditi che non si capisce come possano essere considerati elevati e distribuire sussidi a pioggia va incontro all' elettorato di Tsipras and company ma non crea le basi per un Pase che possa camminare da solo, nonostante sia formalmente terminata la crisi, con l' uscita di scena della troika poche settimane fa e il ritorno della Grecia sul mercato del debito, con un rischio percepito dai mercati allineato, e su alcune scadenze del debito addirittura inferiore ai titoli di stato italiani. Sulla scena politica greca in questi anni è apparso di tutto, dalle teste rasate di Alba Dorata ai seguaci di Zeus che invitavano i cittadini a non pagare i debiti, per cui Tsipras ha ancora vita facile, in un Paese con la disoccupazione superiore al 20% (comunque in forte calo rispetto al 26% del 2015) e intorno al 45% quanto concerne quella giovanile. I taxi ad Atene raccontano, come accade spesso, la situazione. Ce ne sono 18.000, costano pochissimo e basta alzare un dito perché uno si fermi. Non era cosi prima della crisi mi dicono, oggi la classe media che li utilizzava saltuariamente non li usa piu, usa i mezzi pubblici che, va detto, sono efficienti. La metropolitana è pulita in un modo imbarazzante, cosi come pulito è il centro di Atene. Intorno al centro il degrado aumenta, ma senza mai destare disagio nel visitatore, anche la povertà è dignitosa ad Atene. Dignità e rassegnazione si mischiano in questo Paese, dove tutti cercano di arrangiarsi in qualche modo, magari passando l' estate lavorando su qualche isola, dove i controlli di uno stato che vede nell' attivita imprenditoriale il nemico, fa piu fatica ad arrivare. Difficile decidere se essere ottimisti o catastrofici sul futuro greco; sinceramente non lo so. Anche se, la vera dignità di questo popolo, molto più vera di qualcuno che la vuole imporre per decreto, e l' orgoglio nazionale, sono forse piu forti di qualunque governo bugiardo o radicato in ideologie morte e sepolte dalla storia. di Francesco Bertolini