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Turchia, crisi monetaria: a rischio le banche europee. E Erdogan: "Allah è con noi"

Davide Locano
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Il crollo della lira turca, ora, rischia di travolgere l'Europa. La moneta è infatti crollata del 30% da inizio anno e addirittura del 7% nell'ultima settimana. Giovedì ha toccato il minimo storico nei confronti del dollaro Usa, a 5,4364. Poi una impercettibile risalita. Per gli analisti delle agenzie di rating è una vera e propria emergenza: la Turchia ha la necessità di interrompere immediatamente questa spirale presentando un piano di riforme economiche che renda il Paese maggiormente credibile a livello internazionale. Ad oggi, il Paese dipende in modo drastico dai fondi a breve termine, una "condanna" per gli analisti. Si tratta di investitori, per lo più esteri, che comprano titoli di Stato emessi dal Tesoro di Ankara con scadenze ravvicinate per spuntare alti rendimenti e avere un profilo di rischio tutto sommato contenuto (il decennale offre rendimenti superiori al 20% perché a rischio di mancati rimborsi per i sottoscrittori). La crisi valutaria turca, ora, si ripercuote anche sui mercati: i listini delle Borse europee aprono tutti in calo. Oltre ai timori sulla tenuta del Paese, pesa un rapporto del Financial Times in cui si mette in evidenza come i supervisori della Bce siano preoccupati per l'elevata esposizione delle banche dell'eurozona nei confronti del debito turco. Il quotidiano, in particolare, cita tre istituti: Unicredit, Bnp Paribas e Bbva. La situazione è critica, tanto che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha provato a rassicurare il suo paese. Come? Così: "Dio è con noi". E ancora: "Ci sono diverse campagne in corso, non prestate loro alcuna attenzione", ha detto secondo quanto riportato da Bloomberg. E ancora: "Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiam la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah". Leggi anche: Furto di Stato, ti entrano nel conto corrente: che soldi ti rubano A rendere ancor più instabile la situazione, la recente scelta di Erdogan, che ha nominato suo genero Berat Albayrak come nuovo ministro dell'Economia e delle Finanze. Gli investitori internazionali l'hanno vista come una conferma della deriva autoritaria di Erdogan che ha bisogno di un controllo totale del ministero-chiave.

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