Cerca
Logo
Cerca
+

Cross in fire, il gesto segreto di Orban per i cristiani perseguitati: come li ha salvati in Iraq

Esplora:

Gino Coala
  • a
  • a
  • a

Li hanno bollati  come i "cattivi" d'Europa,  quelli capaci di sbattere le porte in faccia ai migranti, tentati dalle sirene di governi forti al limite del tollerabile, già in odore di dittatura. Eppure gli ungheresi hanno decisamente un loro lato "migliore", magari più nascoste, che non appare nelle "foto" impresse nella memoria dell'opinione pubblica universale. Gli ungheresi proteggono, sostengono, aiutano i cristiani in difficoltà,  anzi a grandissimo rischio in molte parti del mondo. Soprattutto in Siria e in Iraq. Un ruolo riconosciuto a tutto campo dal Vaticano, dal Papa in primis.   Martedì scorso, il 9 ottobre, è stata presentata infatti la mostra "Cross in fire", la Croce nel fuoco, con materiali provenienti dall'Iraq devastato dell'Isis,  in particolare una città martirizzata e ridotta in prati a ad un cumulo di macerie, in primo luogo morali,  quella di Tolstoj,  che gli aiuti provenienti dall'Ungheria, circa 14 milioni di euro, hanno permesso di ricostruire. Per gratitudine la città è stata rinominata Bin Al-Majar,  "Figlia di Ungheria".  La mostra è stata organizzata a due passi dal Cupolone,  nel Palazzo Cardinal Cesi.  La mostra, insieme a molteplici iniziative in questo campo,  sono state presentate a papa Francesco,  che poi ha dichiarato di essere profondamente toccato da queste iniziative e molto contento di conoscere quale ruolo si sia assunta l'Ungheria nell'aiutare concretamente,  fino in fondo, popolazioni così provate.  Come ha spiegato in un'intervista rilasciata all'agenzia Acistampa  Tristan Azbej,  segretario di Stato per l'Aiuto ai cristiani perseguitati,  il governo ungherese è stato il primo ad aver istituito un dipartimento espressamente dedicato alla difesa dei cristiani perseguitati,  che patrocinato molte iniziative concrete, come ad esempio decine di borse di studio per giovani provenienti da zone in cui i cristiani vengono quotidianamente perseguitati. di Caterina Maniaci

Dai blog