Usa-Huawei, è scontro aperto
Pechino, 29 gen. (AdnKronos) - Huawei risponde agli Stati Uniti, dicendosi "delusa" dalle accuse mosse contro la società. La reazione è arrivata in seguito all'incriminazione del dipartimento della Giustizia di Washington, che ha accusato Weng di violazione delle sanzioni americane contro l'Iran. In una nota, il colosso cinese sostiene di non aver commesso "alcuna delle asserite violazioni" e di "non essere al corrente di alcun illecito commesso da Meng" Wanzhou, responsabile finanziaria di Huawei e figlia del fondatore arrestata il mese scorso in Canada sulla base di un mandato emesso dagli Stati Uniti. Nella nota, Huawei nega che "la società o suoi affiliati abbiano commesso alcuna delle asserite violazioni della legge americana indicate in ognuno dei capi di imputazione, non siamo al corrente di alcun illecito e riteniamo che alla fine i tribunali americani arriveranno alla stessa conclusione". La società sostiene inoltre di aver cercato di contattare il dipartimento di Giustizia per discutere dell'inchiesta, "ma la nostra richiesta è stata respinta senza alcuna spiegazione". Sono due gli atti di incriminazione nei confronti di Weng, destinati ad acutizzare le tensioni tra Pechino e Washington: nel primo la responsabile finanziaria di Huawei - per la quale gli Stati Uniti chiedono l'estradizione dal Canada - viene accusata di aver cercato di rubare segreti commerciali dalla società T-Mobile, promettendo premi agli impiegati in grado di ottenere informazioni riservate sui concorrenti, nel secondo aver operato per aggirare le sanzioni americane contro l'Iran. In un comunicato emesso ieri in tarda serata, il segretario ad interim alla Giustizia Matthew Whitaker ha annunciato l'incriminazione "per quasi due decine di crimini" contro Huawei e le sue controllate: "La Cina deve essere responsabile del rispetto della legge da parte de suoi cittadini e delle sue società". Dura anche la reazione di Pechino all'incriminazione. Il ministero degli Esteri cinese ha esortato Washington a mettere fine alla "irragionevole repressione" delle società cinesi. In un comunicato, il portavoce del ministero, Geng Shuang, ha accusato Washington di usare "il suo potere di Stato per calunniare e reprimere specifiche società cinesi in un tentativo di mettere fine alle loro operazioni normali". "Chiediamo con forza agli Stati Uniti - prosegue la nota - di fermare questa irragionevole repressione delle società cinesi, compresa Huawei" e di "ritirare immediatamente il mandato di arresto nei confronti di Meng, astenendosi dal presentare una formale richiesta di estradizione per evitare di percorrere ulteriormente un cammino sbagliato". Secondo il direttore dell'Fbi, Chistopher Wray, le attività di Huawei rappresentano "una minaccia alla sicurezza nazionale" degli Stati Uniti. La denuncia è arrivata in una conferenza stampa a Washington seguita all'annuncio dell'incriminazione. Huawei, ha detto Wray, "si affida a pratiche finanziarie disoneste che contraddicono i principi economici che hanno permesso alle società americane ed agli Stati Uniti di prosperare". Secondo il direttore dell'Fbi, "la prosperità che guida la nostra sicurezza economica è intrinsecamente legata alla nostra sicurezza nazionale. E l'influenza immensa che il governo cinese esercita su corporation cinesi come Huawei rappresenta una minaccia a entrambe".