Germania, il Paese che perdona gli evasori fiscali
Dalla femminista Schwarzer all'editore dello "Zeit": tutti confessano il nero, così evitano multe e cella. E la Ue dice all'Italia di imitare la Germania
Un senatore regionale, un'icona femminista, il patron di un club di calcio. Tutti tedeschi e tutti finiti sulle prime pagine dei giornali con la stessa accusa: evasione fiscale. Mal comune non fa mezzo gaudio ma dimostra quantomeno una cosa: i calcoli dell'Ue secondo cui l'Italia vale da sola la metà di tutta la corruzione continentale non possono essere veri. Recente, a Berlino, è il caso di Andre Schmitz, senatore e assessore alla Cultura nel governo della città-Stato. Le indagini del fisco hanno svelato che l'esponente Spd aveva nascosto in una banca svizzera 425 mila euro (ereditati), evitando così di pagare le tasse sugli interessi maturati. Dimissioni obbligate dopo che il vicecancelliere e leader del partito, Sigmar Gabriel, ha sentenziato: «Abbiamo chiaramente detto che siamo favorevoli a una più vigorosa azione giudiziaria contro l'evasione fiscale». Il numero uno della Spd ha poi ricordato che il comportamento dei politici deve essere esemplare. Resta da capire, peraltro, come ne uscirà il borgomastro Klaus Wowereit, anch'egli Spd. Secondo alcuni il sindaco era al corrente del problema del suo assessore, ma avrebbe evitato comunque di allontanarlo. «L'evasione fiscale in Germania esiste e non riguarda solo i capitali», spiega a Libero Dominik Enste, docente di Etica e Comportamento economico presso il Cologne Institute for Economic Research. «Gli ultimi studi condotti in area Ocse indicano che la cosiddetta “economia ombra” pesa per circa il 7-8% del Pil nei Paesi scandinavi, per il 12 in Germania e per il 24 in Italia. Quindi la Repubblica federale è, non solo geograficamente, in mezzo all'Europa. Con una differenza: nel sud del Continente la durezza della crisi spinge ancora di più la gente a lavorare in nero pur di portare dei soldi a casa; da noi, invece, c'è un disincentivo legato alla performance positiva dell'economia ufficiale». In altre parole, le politiche lacrime e sangue non giovano al fisco neppure sotto il profilo dell'evasione. Quanto al rapporto fra tedeschi e tasse, Enste è molto chiaro: «È come in Italia: i lavoratori dipendenti che non possono evadere odiano coloro che lo fanno». Effettivamente le ultime cronache dalle Germania parlano di evasori vip: e se il giornalista ed editore Theo Sommer (Die Zeit) ha avuto solo uno sconto di pena (un anno e sette mesi con la condizionale) perché ha restituito il maltolto al Fisco, paradigmatico è il caso di Alice Schwarzer, icona del femminismo teutonico, che ha confessato di aver «commesso un errore» nel redigere la propria dichiarazione dei redditi. La fondatrice della rivista Emma ha ammesso di aver versato in Svizzera la bellezza di 2,4 milioni, legalmente guadagnati, truffando il fisco per 200 mila euro di tasse sugli interessi. Donna accorta, Frau Schwarzer si è autodenunciata saldando il debito con le casse statali ed evitando conseguenze sul piano penale. La legge tedesca prevede infatti la possibilità per l'evasore pentito di saldare i propri debiti con il fisco. La confessione però deve essere onesta, integrale e soprattutto antecedente alle indagini, altrimenti si rischia di fare la fine del patron del Bayern Monaco, Uli Hoeneß, che nonostante l'autodenuncia si è beccato un anno e sette mesi con la condizionale. «In questi giorni in molti hanno scritto che grazie alla Selbstanzeige (l'autoconfessione, ndr) si patteggia un ammontare con lo Stato. Non è così: si paga tutto e anche con gli interessi. E sopra i 100 mila euro di frode si rischia la galera». Lo precisa Jochen Hundsdoerfer, professore di Economia aziendale alle Freie Universität di Berlino. Con Libero il docente fa il punto sulle frodi fiscali in Germania. «Abbiamo tre fonti di evasione: ristoranti o lavoratori edili che si fanno pagare in contante senza rilasciare ricevuta; poi c'è il sommerso vero e proprio, di chi si mette in malattia e invece lavora per un altro datore; infine c'è l'evasione sui capitali nascosti nei paradisi fiscali». Perché la Schwarzer si è autodenunciata? «Perché», riprende Hundsdoerfer, «il governo tedesco ha acquistato una decina di Cd di dati sottratti dagli stessi impiegati delle banche svizzere. Berlino ha così ottenuto informazioni preziose su migliaia di correntisti tedeschi». Secondo il docente la strada per abbattere l'evasione è quella degli accordi con gli altri Stati affinché aprano i loro conti e registri. Poi chiude con una riflessione: «La Selbstanzeige è un'arma a doppio taglio: aiuta a chiudere i conti col passato ma è un incentivo a evadere nel futuro». di Daniel Mosseri