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Scommettono a testa o croce

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10 bimbi in arresto a Giacarta

Albina Perri
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Giocavano a testa o croce scommettendo le loro mille rupiah, sette centesimi, nell'aeroporto di Giacarta, dove lavorano lustrando le scarpe agli adulti che se lo possono permettere. Per questo dieci bambini indonesiani, dagli otto ai quindici anni, sono stati arrestat e condannatii. Christine Tambunan,avvocato presso il Legal Aid Institute, un'associazione che offreassistenza legale gratuita e che rappresenta i bambini, dice ad che è «semplicemente illogico. Raramente ho visto il sistemalegale applicato in modo cosi sproporzionato». Era il 29maggio quando i bambini, tutti di famiglie molto povere, sono finiti in manette. Tenuti nelcarcere minorile per un mese, sono stati rilasciati, in attesa di verdetto,solo dopo proteste del pubblico. La detenzione li ha costretti asaltare l'esame scolastico di fine anno.  La condanna è arrivata lo scorso 27 luglio. Unica concessionedel giudice è stata quella di non rimandarli in prigione,come prevede la legge, ma di metterli sotto la tutela degli assistenti socialifino all'età matura. Ma la loro fedina penale resta sporca. Christine Tambunan fa sapere che la sua associazione ha fattoappello nella speranza che i bambini ottengano l'assoluzione definitiva, maancora non è stata fissata una data per il nuovo processo. «I bambinigiocavano; non c'è stato nessun crimine. Il loro nome al momento è macchiatoe questo gli potrebbe creare problemi, quando da adulti cercheranno lavoro»,ha detto. Masnah Sari, presidente della Indonesian Child ProtectionCommission, ente indipendente per la protezione dei minori, dice che il modoin cui sono stati trattati i bambini è contro la Convenzione Onu sui dirittidei bambini, ratificata dall'Indonesia nel 1990, e contro la legge per laprotezione dei bambini passata dal parlamento nazionale nel 2002.

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