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Coronavirus, le tre teorie sulle misteriose origini: "L'unica certezza? Le bugie della Cina"

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Negli Stati Uniti continuano le inchieste per provare a far luce sul mistero delle origini del coronavirus. Le certezze si fermano al fatto che il Covid-19 si è inizialmente manifestato in Cina e ora conta oltre due milioni di casi in tutto il mondo, circa la metà in Europa. Dopo che gli Usa hanno avviato un’indagine sulla possibilità che il virus sia nato in un laboratorio di Wuhan e che si sia diffuso per incidente (la Cina ha prontamente smentito), il Washington Post ha raccolto e analizzato le tre teorie più diffuse sul contagio: “Una è chiaramente falsa, una è possibile ma non supportata da prove note e una è sostanzialmente vera”.

 

 

Secondo la prima ipotesi, l’epidemia è collegata alla ricerca sulle armi biologiche, mentre la seconda sostiene che il coronavirus si è diffuso in un laboratorio a causa di un incidente. A riguardo ci sarebbero “prove circostanziate”, scrive il Post in riferimento alle ricerche sui coronavirus dei pipistrelli, portate avanti dai ricercatori della sede di Wuhan del centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Questo, però, non dimostra che il nuovo coronavirus sia mai stato studiato in quel laboratorio e quindi non ci sono prove che si sia diffuso da lì. La terza teoria, invece, è quella secondo cui il governo cinese avrebbe ingannato il mondo sul Covid-19. Già in passato il Post aveva scritto dell’offuscamento di informazioni da parte della Cina: “Pechino è stata lenta nella condivisione dei dati, anche con gli esperti dell’Oms”, scrive il giornale citando l’inchiesta dell’Associated Press, secondo cui il gigante asiatico non avrebbe dato l’allarme per sei giorni, cruciali per la diffusione del virus. 

 

 

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