Accuse dell'Onu ai preti italiani
che in Congo curano i ribelli
Ieri l'Onu ha accusato alcuni preti saveriani di aver finanziato dei gruppi ribelli in Congo. Così, oggi, uno di loro parla. Non smentisce le accuse, anzi. Ma fornisce la sua versioen dei fatti, versione che non vuole essere una difesa ma che tenta di fornire un quadro più ampio della difficilissima situazione in Congo. Parla così padre Alberto Lanaro, fratello di padre Pier Giorgio, uno dei sacerdoti accusati dall'Onu. «Mio fratello ha raccolto fondi per i ribelli del Fronte (Fronte Democratico per la Liberazione del Ruanda, ndr) come aiuto umanitario. Ha dato 2.000 dollari per comperare medicine ai combattenti. Ho mandato dei fondi anch'io». E ancora: «Mio fratello aiuta queste persone che sono fuggite. Inizialmente si è trovato a fare assistenza religiosa a questi ribelli che vivono sopra gli Altipiani e che, con le loro famiglie, avevano messo su i campi profughi. Loro gli hanno chiesto aiuto e lui da parecchi anni li aiuta ad installarsi, ha dato loro la possibilità di costruire una strada che li collega con la pianura». «Ha raccolto anche fondi per loro - ha aggiunto -. Quando c'è gente ammalata, che siano ribelli o soldati, noi curiamo il malato. È un codice per i medici e anche per i preti. Le cose sono complesse. Anch'io ho aiutato finanziariamente i ribelli in Burundi e sono stato accusato di appoggiare l'insurrezione armata». Padre Piergiorgio Lanaro vive dal 1966 nel continente africano, mentre il fratello è in Burundi.