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Viktor Orban, cosa dice davvero la nuova legge ungherese: "Non è anti-gay ma pro-famiglie"

Carlo Nicolato
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Quella legge è «una minaccia contro i diritti fondamentali e in particolare contro il principio di non discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale» ha tuonato l'Europa. «È sbagliata e incompatibile con la mia concezione della politica» ha aggiunto la Merkel. E poi Macron su twitter: «Il rispetto e la tolleranza sono al centro del progetto europeo. Dobbiamo continuare a lottare contro le discriminazioni verso la comunità Lgbt». Quindi la Von der Leyen: «La legge ungherese anti-Lgtb è una vergogna», «Budapest fuori dall'Europa», sostiene addirittura Rutte... e avanti così, fino a che ci giunge spontanea una domanda: ma davvero quella ungherese è una legge liberticida che discrimina omosessuali e chi cambia sesso? Qualcuno al di fuori dell'Ungheria l'ha davvero letta o si parla per sentito dire, a slogan, secondo il passaparola del pensiero dominante? O davvero, come ha detto Orban, «l'omosessualità non c'entra con questa legge»? Come è noto il disegno di legge originale non si rivolgeva affatto contro le cosiddette «minoranze sessuali», ma si occupava in particolare di rendere la vita più difficile alla pedofilia dopo lo scandalo che ha coinvolto l'ambasciatore ungherese in Perù Gabor Kaleta.

 

 

 

C'è confusione?

Tuttavia, secondo gli accusatori, tale disegno di legge alla resa dei conti si è trasformato nel grimaldello per introdurre alcuni emendamenti proposti da Fidesz (il partito di maggioranza) che associano la pedofilia alle «minoranze sessuali», confondendo scientemente le due cose, e che ribadiscono il concetto espresso nell'emendamento alla Costituzione proposto lo scorso anno secondo cui lapalissianamente «il padre è l'uomo e la madre è la donna». «Al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dalla presente legge e per tutelare i diritti dei minori» dice la norma votata lo scorso 8 giugno, «è vietato mettere a disposizione dei minori contenuti che presentano qualsiasi rappresentazione della sessualità fine a se stessa, qualsiasi deviazione dall'identità corrispondente al proprio sesso assegnato alla nascita, cambio di sesso o promozione dell'omosessualità». E poi ancora: «Quando si educano gli studenti alla cultura sessuale, alla vita sessuale, alle preferenze sessuali e allo sviluppo sessuale, sarà posta particolare enfasi sul rispetto delle disposizioni stabilite dall'articolo XVI paragrafo (1) della Legge Fondamentale. Queste attività non possono mirare a promuovere la deviazione dall'identità corrispondente al proprio sesso assegnato alla nascita, il cambio di sesso o l'omosessualità».

Le regole in tv

E quindi, parlando di regole televisive, si sottolinea che «i programmi saranno classificati nella categoria 5 (non appropriati per la visione ai minori degli anni 18) se sono capaci di esercitare influenza negativa sullo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, in particolare se hanno come elemento centrale la violenza, la diffusione ole immagini di divergenza dalla identità corrispondente al sesso alla nascita, al cambio di sesso o all'omosessualita, o una diretta, gratuita e realistica rappresentazione della sessualità». La legge aggiunge poi che «i programmi non saranno qualificati né come comunicazione di pubblico interesse né come propaganda con finalità sociale se hanno le caratteristiche sopra descritte». Letti questi passaggi Carlo Giovanardi, che ci ha fornito la versione integrale della legge, si chiede se non sia in realtà l'Europa a doversi vergognare anziché gli ungheresi. Giovanardi, che con Berlusconi da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio aveva la delega alle politiche familiari, ricorda che l'articolo 14 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea prevede «la libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all'educazione e all'istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio». Secondo Giovanardi dunque Orban non ha fatto altro che esercitare un diritto che gli spetta, senza peraltro discriminare alcuna «minoranza sessuale», visto che si parla anche di «rappresentazione della sessualità» in senso generico, ma facendo in modo che il giovane non venga influenzato nel suo percorso sessuale da alcun tipo di propaganda che può solo creare confusione. «Perfino un libertino reo confesso come Sgarbi» ricorda Giovanardi «ha denunciato la messa in onda in orari non protetti dello spot Dietorelle che mostra due donne che si baciano ed un uomo a letto con due donne in fascia non protetta, denunciando il dominio del mondo gay».

 

 

 

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