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Afghanistan, il soldato Usa ha spiato i talebani per 5 anni: "Perché sono così pericolosi", cosa ha ascoltato

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Il capo taleban dice al sottoposto: "Vai a mettere la bomba là sotto, dietro la curva. Non la vedranno". Quello obietta: "Può aspettare fino a domattina", ma il capo insiste: "No, non può. Gli americani potrebbero arrivare prima, e noi abbiamo bisogno che l'esplosivo sia giù per ammazzarne il massimo possibile".. Ma il soldato non ci sta: "Credo che aspetterò". Il capo talebano sbotta: "No, non aspetterai! Vai giù e piazza la bomba». Il soldato risponde ancora perplesso: "Devo proprio andare?". Il suo superiore perde la pazienza: "Sì! Vai e fallo!". Il soldato tenta l'ultima volta di sottrarsi: "Non voglio. Il superiore comprende e gli dice: "Fratello, perché no? Noi dobbiamo combattere la jihad!".

 

 

 

Questo dialogo, pubblicato dalla Stampa, è quello di una conversazione avvenuta fra due talebani, ascoltata e registrata da Ian Fritz, un soldato che ha servito dal 2008 al 2013 nell'Air Force, per fornire alle truppe americane i "threat warning". Viaggiava su aerei speciali, attrezzati per intercettare le comunicazioni radio dei talebani. "Era uno di circa venti soldati addestrati a comprendere il Dari e il Pashto, principali lingue locali, e perciò era stato assegnato all'Air Force Special Operations Command. Ascoltava il nemico, sentiva cosa preparava, e poi informava i superiori sul suo stesso aereo, attrezzato per bombardare subito chi poneva pericoli", scrive sempre la Stampa,

 

 

 

"Ho volato su 99 missioni di combattimento - ha scritto Fritz sulla rivista Atlantic - per un totale di 600 ore. Forse 20 di queste missioni e 50 di queste ore hanno riguardato vere battaglie. Altre 100 ore hanno prodotto informazioni di intelligence utilizzabili a fini pratici. Il resto erano chiacchiere. Più li ascoltavo, e più capivo che questa perpetua sbruffonaggine era qualcosa che dovevano fare per continuare a combattere. Altrimenti come avrebbero potuto lottare con un nemico che non esitava ad usare bombe disegnate per distruggere un edificio allo scopo di uccidere anche un solo uomo? Quando tornavano a casa, i talebani andavano nel villaggio vicino, non come noi a 6.000 miglia di distanza. In quelle conversazioni che ascoltavo, mi dicevano una cosa che molti altri si rifiutavano di sentire: l'Afghanistan è nostro", conclude Fritz.

 

 

 

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