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Messico, sì ai matrimoni gay

Prima città latinoamericana

Eleonora Crisafulli
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Da oggi in Messico gli omosessuali potranno unirsi in matrimonio. A decidelo è stata l'Assemblea legislativa, che, con 39 voti a favore, 20 contro e 5 astensioni , ha approvato le unioni gay, dopo una serie di cambiamenti nel codice civile, nonostante la forte opposizione della Chiesa cattolica. Nel mondo, solo alcuni Paesi (Belgio, Canada, Spagna, Norvegia, Sudafrica, Svezia e Olanda) permettono i matrimoni omosessuali, oltre che alcune centri degli Stati Uniti, Città del Messico è la prima città dell'America Latina in cui due persone dello stesso sesso potranno sposarsi. I cambiamenti, che dovranno essere approvati anche dall'esecutivo, non contemplano l'adozione di figli. Commentando il voto di oggi, il promotore dell'iniziativa, il deputato David Razù, ha precisato che «ogni uomo e donna ha diritto di sposarsi liberamente, senza alcuna restrizione sulla base del proprio orientamento sessuale. Per molti secoli leggi ingiuste hanno proibito i matrimoni tra bianchi e neri, o tra indios ed europei. Ora tutte queste barriere non ci sono più, e rimane in piedi un unico ostacolo: proprio quello contro il quale abbiamo votato oggi». Del tema di matrimoni tra omosessuali si è parlato negli ultimi giorni in un'altra grande capitale latinoamericana, Buenos Aires, dove lo scorso primo dicembre erano in programma quelle che sarebbero state le prime nozze gay dell'intero continente. La cerimonia tra Alex Freyre e Josè Maria Di Bello è però saltata all'ultimo momento, dopo l'intervento della magistratura locale, che ha accolto il ricorso di un privato cittadino. Negli ultimi giorni gli attivisti gay hanno lanciato una campagna per superare gli ostacoli posti dalla giustizia.

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