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Ucraina, l'ambasciatore Romano: "La Russia il nemico? Putin va ascoltato, ecco cosa rischiamo"

Mirko Molteni
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Le bombe come "un messaggio" all'Occidente, reo di aver per anni ignorato le esigenze della Russia. Così pensa Sergio Romano, ambasciatore italiano presso la Nato dal 1983 al 1985 e a Mosca, ancora ai tempi dell'Unione Sovietica, dal 1985 al 1989: Ambasciatore, come giudica gli avvenimenti di queste ultime ore, gli ucraini resisteranno ancora oppure alla fine tratteranno con i russi?
«Si parla di possibili negoziati fra il presidente russo Putin e quello ucraino Zelensky, oppure con un'altra eventuale dirigenza ucraina, e devo dire che un simile sviluppo della vicenda non mi stupirebbe affatto. Fin dall'inizio di questa crisi sono sempre stato dell'opinione che gli ucraini non avrebbero resistito a lungo a un'aggressione di questo tipo. Inoltre non credo che i russi tendano a una vera e propria occupazione dell'Ucraina, si tratta di un caso ben diverso da quello della Crimea. Ciò che ha voluto fare Putin, con questa operazione militare, è stato lanciare un forte e preciso segnale all'Occidente, in risposta alle sanzioni, applicate ormai da 8 anni, e anche all'espansione della Nato a Est. Il presidente del Cremlino vuole dire all'America e all'Unione Europea: "State bene attenti e guardate che cosa sono capace di fare!". Ecco il suo messaggio».

Ma allora Putin mirerà a instaurare un governo filorusso a Kiev?
«Certo, ciò che gli preme di più è che, sicuramente, l'Ucraina non entri nella Nato rimanendo neutrale come la Svizzera e inoltre che l'Occidente si convinca una volta per tutte che è inutile punire la Russia con sanzioni ancora più dure di quelle a cui è già sottoposta fin dal 2014. Anche perché, come è stato rilevato negli ultimi giorni da numerosi esperti, il risultato finale non sarà altro che danneggiare le stesse economie occidentali. I russi, nuove pesanti sanzioni se le aspettavano comunque fossero andate le cose».

Per quanto riguarda l'allargamento della Nato a Est, e in particolare il rischio che anche l'Ucraina vi entrasse, si può dire che Putin abbia avuto una reazione sbagliata e condannabile a una questione che ha pe rò un suo fondamento?
«Ma certo, io stesso sono sempre stato contrario all'idea di allargare la Nato all'Ucraina e devo dire che il punto di vista del presidente russo è degno di considerazione. Tutta questa vicenda dovrà imporre un profondo ripensamento nell'ambito della dirigenza della Nato e la riflessione che ne seguirà dovrà portare alla decisione di escludere definitivamente che Kiev possa accedere all'alleanza. Non dobbiamo mai dimenticare le origini e il significato della Nato. L'alleanza atlantica nacque nel 1949 per il preciso scopo di difendere l'Europa Occidentale dall'espansionismo sovietico. Di per sé la si può definire un'alleanza bellicosa, nel senso che l'automatismo della difesa collettiva, quando viene attaccato uno dei suoi membri, impone di rispondere a un attacco con un immediato contrattacco. Espandere ancora l'alleanza porterebbe a molti problemi».

In genere, in diplomazia si tiene conto anche della percezione che ha la controparte di un determinato problema. Non crede che i diplomatici occidentali abbiano commesso un errore nel non ascoltare ciò che aveva da dire la Russia?
«Sicuramente sono stati commessi molti sbagli nel trattare con Mosca, bisognava porre attenzione anche alle sue preoccupazioni. Non si può continuare a trattare la Russia come un nemico, alla fine rischia di ridiventarlo davvero, ma l'errore è dell'Occidente che la fa inimicare ancora. Tutto ciò costerà molto in primis proprio ai Paesi occidentali. Cosa ci si guadagna a escludere il gigante russo dall'Europa per ricacciarlo in Asia, ad abbracciare la Cina? Già Russia e Cina vanno d'accordo, ma ora, e lo si vede in questi giorni, si stanno stringendo ancora di più fra loro, quanto a rapporti strategici ed economici. Da Pechino osservano bene ciò che sta succedendo in Europa. I cinesi sono cauti e non parlano troppo».

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