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Domenico Quirico, il "generale lacchè" che condanna Putin alla sconfitta: la soffiata che agita il Cremlino

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Vladimir Putin non può vincere questa guerra se la affida a "generali lacchè" incapaci ma obbedienti. "L'uragano demolitore dopo un mese di battaglie raggrinzisce alla 'conquista totale del Donbass'. È un minimalismo a cui sembrano rassegnati con prosa fatalistica perfino i bollettini; in cui pare di intravedere la frase impronunciabile: accontentiamoci di una vittorietta mutilata", scrive Domenico Quirico su La Stampa. "La potenza militare russa, che non è una invenzione di Putin ma purtroppo è terribilmente concreta, sembra aver smarrito la capacità operativa", "per ridursi alla capacità distruttiva ovvero sbriciolare le città e i civili con una implacabilità che ha precedenti solo nelle pagine più truci dell'antichità barbarica". 

 

 

Il "punto chiave", continua il giornalista, sono "i generali". "Un buon numero tra loro, comandanti di grandi unità operative, per ammissione degli stessi russi, è caduto sul campo entrando nell'indesiderabile elenco degli eroi da lapide". Perché? Forse "la situazione è così compromessa che per non rischiare il siluramento di stampo cadorniano o peggio (siamo in un regime dispotico, il collocamento nella riserva spesso scivola nella galera o nel plotone di esecuzione) l'eroismo è l'unica via di uscita". Chi rischia ora è il ministro della Difesa Shoigu, "colpito da infarto dopo un passaggio degli occhi burrascosi del capo. O Gerasimov, l'uomo che ha modernizzato la scalcinata armata" e che ora è "già relegato nei gironi più periferici degli ammessi al Cremlino".

 

 

Putin, osserva Quirico, "ha scommesso tutto sulla ricostruzione della potenza militare per giocare l'azzardosa partita di ridiscutere gli equilibri del mondo". In Russia "non si parla che di super carri armati super portaerei bombe di qua bombe di là missili ipersonici termobarici antisatellite antinave antitutto". Lo zar ora "è di fronte a una scelta delicata. È meglio puntare sul generale cortigiano, un incapace ma disposto sempre a obbedire, a incensare? Oppure dare fiducia ai tecnici, quelli che conoscono il mestiere come Gerasimov che ha fama di pianificatore capace? Con loro però si corre il rischio di dover discutere, di sentirsi dire no".

 

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