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Cremlino, "abbiamo dei prigionieri occidentali": l'annuncio e la minaccia, chi è finito in mano ai russi

Mirko Molteni
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Dalla platea della televisione americana CNN, il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha ieri cercato, come sempre, di presentare la sua lotta contro Mosca come la lotta di tutto l'Occidente, paventando l'uso di armi nucleari da parte russa: «Dobbiamo esser pronti alla minaccia nucleare della Russia. Siamo preoccupati dal possibile uso di armi nucleari, ma tutto il mondo dovrebbe esserlo, non solo l'Ucraina».  Ai russi brucia l'affondamento dell'incrociatore Moskva, pur sostenendo che «la causa è stata un incendio a bordo nel deposito munizioni». Gli ucraini, invece, rivendicano d'aver centrato la nave con propri missili Neptune che hanno superato le difese antimissile dello scafo, 6 torrette di cannoni a tiro ultrarapido (5000 colpi al minuto) asserviti al radar. 

 

La nave è colata a picco la notte fra giovedì e venerdì mentre veniva rimorchiata. Che l'attacco ucraino sia tutto farina del sacco di Kiev o sia stato favorito da assistenza elettronica di navi e droni Nato, o da eventuale sabotaggio a bordo, ieri il governo ucraino ha dichiarato che «l'evacuazione dell'equipaggio dell'incrociatore è stata ostacolata dal maltempo e solo 58 uomini su 510 d'equipaggio sono stati salvati». Fra i morti si conterebbe il comandante della nave, capitano Anton Kuprin. Interessante il commento al proposito rilasciato all'ADN Kronos dall'ammiraglio Giuseppe De Giorgi (capo di stato maggiore della Marina italiana dal 2013 al 2016): «La Russia rinforzerà la flotta del Mar Nero. Ciò sarebbe possibile nonostante la Turchia abbia bloccato il transito dei Dardanelli alle navi militari dei Paesi in guerra, in ottemperanza al trattato di Montreux, tramite la clausola che consente alle navi militari di uno Stato rivierasco di raggiungere la propria base».

 

L'aviazione russa ha già reagito bombardando la fabbrica di missili Vizar, che sforna i Neptune, situata a Vyshneve, sobborgo di Kiev. Washington non si fida a mandare il presidente Joe Biden in visita nella capitale ucraina, ancora colpita. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ironizza: «Lui è pronto a tutto. Ha passione per le auto sportive e gli occhiali da sole aviator, è pronto ad andare in Ucraina ma non ce lo manderemo». Ieri il segretario di Stato Anthony Blinken ha fatto capire agli alleati dell'Unione Europea che «la guerra potrebbe durare per tutto l'anno». Ciò mentre i russi annunciavano l'espulsione di 18 diplomatici della delegazione UE a Mosca in rappresaglia per l'espulsione di 19 funzionari della rappresentanza russa a Bruxelles.

Lo scacchiere di Mariupol, dove resistono ancora centinaia di militari ucraini, è definito «terribile» dagli americani. Fra le sacche di resistenza, è stata presa l'acciaieria Ilyich, ma non l'Azovstal. I russi per la prima volta hanno usato contro la città anche bombardieri pesanti Tupolev Tu-95 e Tu-160, che hanno lanciato missili sui fortilizi avversari.

Le autorità comunali di Mariupol sostengono che i russi stanno riesumando i cadaveri dei civili sepolti nei cortili dei palazzi e hanno portato sul luogo 13 forni crematori mobili, si dice «per coprire crimini di guerra». Inoltre starebbero vietando ai cittadini di seppellire le persone, tanto che in ogni cortile ci sarebbe «un supervisore» che controlla l'applicazione della regola. Da Mosca, il funzionario Andrei Klimov ha annunciato la cattura di «mercenari della Nato» in Ucraina: «Abbiamo già prigionieri tra il personale militare dei Paesi Nato, mostreremo tutto ciò quando condurremo processi e il mondo vedrà cosa davvero è successo».

Inoltre il generale Igor Konasehnkov parla di mercenari polacchi uccisi sul fronte di Kharkiv: «Nostri missili hanno ucciso un'unità di mercenari di una compagnia militare privata polacca a Izyumske, regione di Kharkiv. Fino a 30 mercenari polacchi sono morti». Frattanto, gli Usa hanno annunciato la partenza del primo volo di consegna del nuovo pacchetto di armamenti, per 800 milioni di dollari, appena approvato da Biden, e che comprende cannoni da 155 mm, elicotteri Mi-17 e droni d'attacco Switchblade. Per Mosca «l'invio di armi più sensibili all'Ucraina alimenta il conflitto e potrebbero esserci conseguenze imprevedibili». 

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