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Patriarca Kirill, punirlo è un regalo a Putin: perché le sanzioni lo trasformeranno in martire

Giovanni Sallusti
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Non fate questo favore al Patriarca Kirill, per l'amor di Dio. A proposito di quest'ultimo, il capo della Chiesa ortodossa russa definì Vladimir Putin un suo "miracolo", un'estrinsecazione del divino, per dire come l'uomo interpreti il magistero spirituale, e quanto lo contamini con la propaganda temporale. Proprio per questo, l'ultima idea degli euroburocrati della Commissione, colpire il Patriarca con la mannaia delle sanzioni, significherebbe scendere sul suo terreno di gioco. Ufficializzare che, anche per noi, la religione è solamente instrumentum regni, utensile di massa a disposizione del potere politico, e del gioco di potenza geopolitico.

 

 

Il sesto pacchetto di sanzioni annunciato da Ursula Von der Leyen è di una giustezza autoevidente, di fronte all'aggressione e alla macelleria praticata da Mosca in Ucraina. Anzi, lo stop all'import di petrolio è fin troppo dilatato. Ma questo, appunto, è il fenomeno tutto umano e contingente della guerra. Tutt'altra faccenda l'iscrizione nella lista delle personalità punite, in quanto «responsabile del sostegno di politiche che minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina», del Patriarca. Perché quella è colpita anzitutto, la figura pastorale di riferimento di una comunità di credenti, molto più di Vladimir Michajlovic Gundajev, l'individuo che temporaneamente la incarna. Kirill è una guida religiosa senza dubbio sui generis, che ha dimostrato di sguazzare assai nei beni terreni (secondo Forbes il suo patrimonio personale sarebbe di 4 miliardi di dollari, secondo Novaya Gazeta addirittura di 8), che ha dichiaratamente riproposto una teoria della guerra santa, che ha straparlato alternativamente di lobby omosessuale o nazista riferendosi al governo ucraino.

 

 

Eppure, perfino nonostante se stesso, è e rimane una guida religiosa, la quale ogni volta che si presenta in pubblico condensa in sé la storia millenaria della Chiesa ortodossa russa, di più, forse di tutto il cristianesimo ortodosso. E noi vogliamo rispondere alla sua allucinata metafisica dei carri armati con una squinternata metafisica delle sanzioni, vogliamo dare ragione alla sua delirante tesi principale, secondo cui dietro la macchina da guerra russa pulsa un cosmo di valori trascendenti, e non la mondana volontà di potenza del nostalgico sovietico Putin? Di modo che il portavoce della Chiesa ortodossa russa possa speculare sull'improbabile martirio: «Il patriarca proviene da una famiglia i cui membri sono stati sottoposti a repressioni per la loro fede durante i giorni dell'ateismo militante comunista, senza temere reclusione»? Omettendo il lievissimo dettaglio che Kirill figurava negli archivi del Kgb, l'apparato del regime "ateo e comunista" addetto proprio alla "repressione", nome in codice agente Mikhailov? Complimenti, bel capolavoro.

 

 

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