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Gas russo, a chiudere i rubinetti ci pensa Kiev: Europa nel caos, ecco che cosa sta succedendo

Daniele Dell'Orco
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Kiev blocca il gas che ci arriva dalla Russia. L'operatore della rete ucraina ha dichiarato che interromperà da oggi il trasporto di gas russo attraverso Sokhranivka. Il gestore ha affermato che smetterà di accettare il passaggio del gas perché i russi stanno interferendo nei processi tecnici degli impianti, mettendo in pericolo «la stabilità e la sicurezza dell'intero sistema». Circa un terzo del gas in transito dalla Russia potrebbe essere bloccato. Gazprom ha però assicurato che rispetterà gli accordi con l'Europa, Se il fronte del gas è incandescente, non lo è da meno quello dei combattimenti. La direzione dell'intelligence nazionale statunitense ha affermato: «La Russia potrebbe tentare di intercettare le armi inviate», ha detto Avril Haines in un'audizione alla commissione Difesa del senato. Un modo per dire velatamente ciò che la Russia sostiene da tempo, e cioè che la pioggia di missili sulle città occidentali dell'Ucraina sia diretta verso gli ingenti rifornimenti di armi e mezzi che i Paesi Nato spediscono a Kiev.

Lunedì notte Odessa è stata colpita da almeno sette razzi piovuti in diverse zone della città e hanno provocato un morto e cinque feriti. Uno di questi missili ha di nuovo colpito il ponte già danneggiato sull'estuario del fiume Dnestr, l'unico collegamento via terra tra Odessa e le frontiere meridionali di Moldavia e Romania. In questo quadro si inseriscono le altre dichiarazioni di Avril Haines, secondo cui «Putin porterà la guerra fino in Transnistria».

 

 

L'ATOMICA NO - Gli Stati Uniti sono convinti comunque che la prudenza sfoderata dai russi il 9 maggio sia un bluff, e che Putin sia pronto ad allargare il fronte e a introdurre la legge marziale, in vista di un conflitto che rischierà di abbassarsi d'intensità ma rivelarsi molto più lungo e sanguinoso rispetto allo scenario iniziale. Senza però il ricorso alle armi nucleari, a meno di clamorosi ribaltoni: «Putin userà l'arma nucleare solo se si troverà di fronte a una minaccia esistenziale», ha concluso Haines.

Ciò su cui punta forte il Cremlino è un logoramento del sodalizio tra Ucraina, Stati Uniti e Unione europea, destinato secondo Putin a rompersi col passare delle settimane. Anche per questo la Russia vuole tagliare i rifornimenti per rendere inefficaci gli sforzi occidentali e scatenare l'insofferenza dell'opinione pubblica europea e americana. Sforzi che, a giudicare da quanto succede sul campo, sarebbero al momento più imperiosi di quelli dichiarati (già ingenti). Su vari punti del fronte orientale, ad esempio, da giorni è tornata ad operare l'aviazione militare ucraina. Poiché la forza aerea di Kiev era stata annichilita quasi del tutto già nel mese di marzo, è ragionevole pensare che in Ucraina siano già fluiti non solo i 16 elicotteri Mi-17 donati dagli Usa, ma anche altri elicotteri d'epoca sovietica (Mi-18) e soprattutto jet come Mig-29 e Su-25, che da settimane si ipotizza sarebbero potuti essere inviati da Paesi dell'ex Patto di Varsavia come Bulgaria, Slovacchia e Polonia.

La strategia di Putin, comunque, oltre a essere molto rischiosa, prevede un ammontare di perdite in termini di vite umane spaventoso. Se secondo lo Stato maggiore di Kiev i soldati russi morti in battaglia sarebbero già oltre 26mila, da città ormai non più sotto assedio come Kharkiv arrivano scene raccapriccianti di cadaveri di miliari di Mosca abbandonati per strada. Secondo il ministro dell'Interno ucraino, Anton Gerashchenko «migliaia di morti sono ammucchiati in sacchi su treni frigorifero. I russi si rifiutano di prenderli, così l'Ucraina potrebbe anche doverli seppellire a spese proprie».

 

 

Torna a scaldarsi, nel frattempo, il fronte a nord di Kiev, con la capitale che vive giorni di relativa tranquillità dalla fine di marzo, ma che ora trema per lo schieramento di forze speciali della Bielorussia al confine con l'Ucraina. Da Minsk sostengono si tratti di una mobilitazione difensiva a seguito del rafforzamento delle forze armate di Kiev oltre confine (20mila unità).
 

L'APPELLO DELL'AZOV - Sempre più drammatica, infine, la situazione all'interno dell'acciaieria Azovstal di Mariupol. Con i civili completamente evacuati, sarebbero ancora circa mille i membri del Reggimento Azov e della 36esima brigata dei marines dell'esercito ucraino asserragliati nel complesso, molti dei quali, però, ormai in fin di vita. Sul canale Telegram del gruppo ultranazionalista, ieri sono stati diffusi video di uomini con braccia amputate, soldati in piedi su una gamba sola perché l'altra mozzata, giovani con ferite lacerate. Il tutto accompagnato da un appello: «L'intero mondo civile deve vedere le condizioni in cui si trovano i soldati feriti di Mariupol, e agire! Chiediamo l'immediata evacuazione dei feriti nei territori controllati dall'Ucraina». Il Reggimento ha anche invitato l'Onu e la Croce Rossa a riaffermare il principio di base del soccorso ai feriti che non sono più combattenti. Per il momento, caduto nel vuoto. 

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