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Fonderia Azovstal, tradimento di Putin o menzogna di Zelensky? Cosa ancora non torna

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Vladimir Putin ha ingannato l’Ucraina sui 245 combattenti evacuati dall’acciaieria Azovstal di Mariupol? Così sembrerebbe, dato che il ministero della Difesa russo ha diffuso dei video dell’evacuazione, che definisce chiaramente una “resa”: eppure i soldati che sono usciti dalla fonderia non si sono davvero arresi, in teoria rientravano in un accordo per uno scambio di prigionieri da finalizzare a evacuazione finita. O almeno questa è la versione dell’Ucraina, che però non ha trovato riscontro nella realtà.

 

 

Qualche ora dopo le operazioni che hanno coinvolto i 245 combattenti ucraini, il procuratore generale della Russia ha chiesto alla Corte Suprema di riconoscere il battaglione Azov come organizzazione terroristica. Ciò significa che se i prigionieri che facevano parte di un accordo diventano dei terroristi, lo scambio allora cessa di esistere. Quindi potrebbe essere segnato il destino dei combattenti evacuati dall’acciaieria, che il regime di Vladimir Putin ha già provveduto a far sparire. “Gli eroi ci servono vivi”, ha intimato Volodymyr Zelensky, che però difficilmente vedrà più i combattenti che erano all’interno di Azovstal.

 

 

“Putin per prendere Mariupol ha dovuto raderla al suolo - è l’analisi di Paolo Peduzzi sul Foglio - e ha dovuto fingere che gli ucraini si consegnassero, quindi si arrendessero, per poter dire di aver portato a compimento quello che era l’obiettivo minimo della sua campagna militare. La conquista di Mariupol è naturalmente importante per Putin, altrimenti non si spiegherebbe l’accanimento: permette di collegare la Crimea al Donbass e di consolidare il territorio occupato a est e sud”.

 

 

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