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Vladimir Potanin, il potere del nichel: il russo che può mandare in tilt l'economia mondiale

martedì 7 giugno 2022

2' di lettura

Le sanzioni dell'Occidente contro la Russia e i suoi maggiori oligarchi hanno colpito duramente il Paese. Ville e yacht sequestrati e conti bancari irraggiungibili sono la principale preoccupazione al momento. Non tutti, però, sono finiti nel mirino di queste punizioni. Non ci è finito, per esempio, Vladimir Potanin, amico e fedelissimo di Putin e secondo uomo più ricco di Russia con un patrimonio valutato sopra i 30 miliardi di dollari prima dell'inizio della guerra. Il motivo? Una stretta sulle sue miniere in Siberia manderebbe in tilt l’economia mondiale.

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Come Potanin tanti altri, che l'Occidente ha deciso di tenere fuori dalla lista nera sulla base di valutazioni politiche, economiche e geostrategiche. A differenza dei sanzionati, quindi, Potanin conserva la possibilità di viaggiare, di avere a disposizione i suoi due yacht e di agire anche per conto del Cremlino, visto lo stretto rapporto che lo lega allo zar. Solo Australia e Canada lo hanno inserito nella lista dei "puniti". Usa e Ue non avrebbero alcuna intenzione di farlo. Come mai? Potanin - scrive il Corriere della Sera - è azionista di maggioranza di Norilsk Nickel, azienda mineraria siberiana che produce il 15% del nichel e il 40% del palladio. Si tratta di materiali molto importanti perché servono a fabbricare rispettivamente microchip e automobili. Se venisse sanzionato, il prezzo di queste due materie prime rischierebbe di schizzare verso l'alto, mettendo in difficoltà l'Occidente che è già alle prese con alternative a gas e petrolio. 

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Il Cremlino si starebbe servendo di lui per riprendere il controllo di tutte quelle banche svendute in fretta e furia dai gruppi occidentali che hanno lasciato la Russia dopo l'inizio dell'invasione. Di Potanin si è parlato negli anni scorsi per il modo in cui lui avrebbe cercato di "pulire" la reputazione della sua azienda, Norilsk Nickel, una delle più inquinanti del mondo: nel 2020 con i suoi scarichi ha fatto diventare rosse le acque di due fiumi in Siberia. Putin lo bacchettò pubblicamente, costringendolo a pagare una multa di 2 miliardi di dollari.

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