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Ucraina, "blitz dietro le linee ad altissimo rischio"

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Daniele Dell'Orco
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Quello che l'esercito ucraino ha trovato nei territori sottratti ai russi nella regione di Kharkiv è un tesoro più prezioso delle uova di Fabergé: la Santa Barbara di Mosca. Specie dopo la caduta di Izyum, i soldati di Kiev hanno recuperato carri armati, obici e veicoli da combattimento abbandonati che sono stati rapidamente ripuliti dai loro contrassegni tattici Z e V, ridipinti con croci ucraine e schierati contro i "legittimi proprietari".

 

Insieme alle armi trofeo rastrellate durante la ritirata dei russi da Kiev e da altre regioni dell'Ucraina settentrionale in aprile, questi recenti guadagni hanno trasformato la Russia nell'involontario maggior fornitore d'armi pesanti di Kiev, addirittura più degli Stati Uniti.

Secondo Oryx, una società di consulenza di intelligence open-source, l'Ucraina ha catturato 460 carri armati, 92 obici semoventi, 448 veicoli da combattimento per la fanteria, 195 veicoli corazzati e 44 sistemi missilistici a lancio multiplo. Il numero reale è probabilmente più alto, poiché non tutti i pezzi di equipaggiamento vengono filmati e molti altri non vengono riutilizzati se ritenuti troppo danneggiati o troppo vecchi. Un contrappasso rispetto a quanto fatto dai russi nei primi 3 mesi di guerra, quando Mosca confiscò armi ucraine e persino parti degli stock forniti dall'Occidente in grande quantità.

 



TATTICHE
La differenza, però, è che il bottino per gli ucraini vale molto di più, visto che equipaggiamenti come i nuovissimi carri armati T-90 sono letteralmente oro per un esercito fermo ai vecchi T-72 e impossibilitato a ricevere tank di produzione occidentale. Oltre alle armi, un altro fatto curioso riguarda le tecniche militari.

Specie sul fronte di Kherson, prevalentemente pianeggiante, gli ucraini utilizzano una commistione di mentalità sovietica, coraggio da vietcong e pragmatismo Nato. Le brigate meccanizzate lanciate in campo aperto sotto il fuoco russo i cui video stanno infiammando il web somigliano molto alle tecniche militari "spericolate" che la dottrina occidentale proibisce per il rischio alto e le perdite certe. I russi, invece, ne fanno storicamente ricorso spesso e volentieri con truppe aviotrasportate, anfibie e meccanizzate. Gli ucraini ora fanno ancora meglio, unendo agli arrembaggi da film il supporto tecnologico Nato, che permette di limitare (ma non evitare) i danni.

Così, l'Ucraina sta recuperando migliaia di chilometri quadrati di terreno e si appresta ad accelerare controffensive nel Donbass (il villaggio di Svatovo è minacciato da giorni) e a Zaporizhzia, dove riuscire a sfondare le linee russe sarebbe un sei all'Enalotto. Proprio a Zaporizhzia ieri i russi hanno colpito con missili a lungo raggio, che hanno centrato edifici residenziali e provocato la morte di almeno 5 persone. Nella vicina Energodar, sempre tesa la situazione intorno alla centrale nucleare, annessa dai russi ma che anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), per bocca del suo direttore generale Rafael Grossi, considera proprietà ucraina.

Galvanizzato dai successi militari, il presidente Volodymyr Zelensky nel suo discorso all'Organizzazione degli Stati americani ha detto: «Non abbiamo dubbi che vinceremo questa guerra e saremo in grado di proteggere l'indipendenza dell'Ucraina».

ATTACCO A SHOIGU
Morale alto nonostante le scoperte denunciate dalle autorità di Kiev di 22 camere di tortura nella regione di Kharkiv, nelle aree in precedenza sotto il controllo delle forze russe, e di quella che Zelensky definisce «deportazione» di più di 1,6 milioni di cittadini ucraini «sparsi in remote regioni della Russia». Accuse che i russi hanno sempre respinto, parlando di semplici profughi in fuga dalla guerra che preferiscono raggiungere amici e parenti in Russia anziché in Occidente. Nemmeno a Mosca, però, possono negare gli insuccessi militari che fanno traballare sempre di più la posizione del ministro della Difesa Sergej Shoigu, invitato ieri da Kirill Stremousov, vice-governatore filorusso di Kherson, a «suicidarsi» per lavare col sangue la sua umiliazione. I russi, però, si aggrappano alla speranza che la travagliata mobilitazione parziale possa portare presto rinforzi specie in Donbass, e alle piccole avanzate della PMC Wagner nei dintorni di Bakhmut e della Milizia Popolare di Donetsk nel villaggio di Pervomaysk.

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