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Brasile e Bolsonaro? Quando i compagni facevano lo stesso

di Carlo Nicolato mercoledì 11 gennaio 2023

3' di lettura

Brasilia, maggio 2017. Centinaia di migliaia di manifestanti scendono in piazza per protestare contro il presidente Michel Temer, alcuni di loro prendono d'assalto i ministeri della Pianificazione, della Sanità, della Finanza, della Cultura, del Lavoro e della Scienza e danno fuoco a quello dell'agricoltura. Temer è un corrotto acclarato, membro del Movimento Democratico Brasiliano, partito di centro, ma nulla giustifica la violenza della folla incitata dalla sinistra e dai sindacati che cerca di cacciare il presidente occupando i palazzi del potere. Brasilia, gennaio 2023. La scena si ripete identica, stavolta il presidente messo in discussione è Luis Inacio da Silva detto Lula ed è di sinistra, del Partito dei Lavoratori. La folla, che non è stata direttamente incitata dal suo rivale, l'ex presidente Jair Bolsonaro, viene subito etichettata come neofascista. Nessuno, nemmeno in questo caso, può giustificare la violenza di quel migliaio di manifestanti vestiti con i colori della bandiera brasiliana che cercano d'impedire con la forza al neopresidente d'insediarsi al potere. E questo sebbene anche Lula sia un «corrotto», o meglio un «ex corrotto», che l'ha fatta franca grazie ai soliti vizi procedurali e poi alla sopraggiunta prescrizione dei reati che gli venivano addebitati. Stavolta però, a differenza del 2017, dove peraltro ci scapparono pure dei morti, la condanna è unanime, così come l'associazione tra l'assalto al parlamento brasiliano e quello di due anni fa al Campidoglio degli Stati Uniti d'America.

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SCALMANATI - Colpa di Bolsonaro che non ha riconosciuto per tempo la vittoria di Lula, colpa di Trump che non riconobbe per tempo la vittoria di Biden. Entrambi hanno esasperato i toni, incitando direttamente o indirettamente i più scalmanati a passare alle vie di fatto. È il populismo che si è fatto fascismo, è la nuova estrema destra che non riconosce i principi democratici, li calpesta, li deride e li travolge. Il tutto ovviamente senza dimenticare, il messaggio è sempre sottinteso, che anche da noi ci sono i populisti, c'è un'«estrema destra» che ora è al governo e chissà mai che cosa potrebbe succedere il giorno in cui dovrà cedere il passo come è successo negli Usa e poi in Brasile. E la sinistra davvero non ha alcuna colpa in tutto questo? Siamo sicuri che mettere costantemente in dubbio la legittimità di Trump come presidente accusandolo di ogni misfatto, dall'accordo coi russi per vincere le elezioni all'ecatombe durante la pandemia di Covid, non abbia esasperato lo scontro e le tensioni politiche fino appunto a incitare alla violenza dei più esagitati? Tantopiù che poi le accuse a Trump si sono rivelate del tutto false, vedi i russi, o speciose, vedi i morti di Covid che sotto Biden sono perfino aumentati. Nessuno qui vuole difendere i Bolsonaro e i Trump, che in ogni caso hanno le loro gravi responsabilità, o addirittura giustificare la folla che occupa i palazzi della democrazia, ma la sinistra provi almeno una volta a farsi un esame di coscienza, provi almeno a considerare che gli assalti al Parlamento sono gravi sempre e in ogni caso, anche se arrivano dai progressisti.

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