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Zaporizhzhia, lo spauracchio dell'atomica e del nucleare

Steno Sari
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La chiusura delle ultime centrali nucleari in Germania segna la fine di un’era per il paese, in un momento in cui molte nazioni europee sembrano invece voler rilanciare l’energia atomica. Dopo lo stop nel 1990 delle centrali nucleari, in Italia si tenne nel 2011 un referendum dove il 94% degli italiani votò contro l’ipotesi di un ritorno al nucleare. Probabilmente spinti dal rincaro delle bollette, oggi i sondaggi sembrano indicare un rinnovato interesse verso una tecnologia considerata dalla Commissione europea come fonte di energia rinnovabile “green”, sostenibile per la produzione energetica. Come cambiano i tempi. In prospettiva si parla di un futuro legato a centrali a fissione di quarta generazione.

 

 

Sono passati 37 anni dall’incidente avvenuto il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, con la conseguente ricaduta radioattiva su gran parte dell’Europa. Ciò che accadde dimostrò che, anche quando è utilizzata per fini pacifici, l’energia nucleare ha un potenziale terrificante. L’incidente si verificò durante un collaudo speciale nella centrale nucleare, collaudo che secondo una fonte «si stava svolgendo sotto la supervisione di una squadra di ingegneri elettrotecnici esausti, che si trovavano nella centrale da almeno tredici ore, se non di più, a causa di un ritardo di dieci ore nel rilascio dell’autorizzazione a procedere». Ci pensate? La stanchezza dovuta a orari di lavoro lunghi avrebbe contribuito a causare uno dei peggiori disastri dell’ultima parte del XX secolo. L’allora presidente sovietico Mikhail Gorbaciov disse che la tragedia era stata un crudele rammemoratore del fatto che «l’umanità non ha ancora il controllo delle forze gigantesche che ha risvegliato».

In effetti l’esplosione in quel reattore fu una svolta decisiva nella storia della civiltà moderna. Una tragedia che ha dato origine ad una serie di paure, ansie ed incertezze che hanno avvelenato la vita di centinaia di migliaia di persone. Dopo più di un anno di guerra in Ucraina, la possibilità che si possano colpire e danneggiare le quattro centrali nucleari disseminate nel Paese, tra cui anche i resti di Chernobyl, non è da sottovalutare. Per non parlare dello spauracchio più temuto, che la Russia possa utilizzare l’arsenale di circa 6mila bombe atomiche, di cui 1.588 già schierate e operative. Non dimentichiamo che proprio in questi giorni, Dmitry Medvedev, ex presidente ed ex primo ministro prospetta scenari funesti.

 

 

«Il mondo è malato e probabilmente siamo sull’orlo di una nuova guerra mondiale». Addirittura torna a evocare l’atomica. «Non esiteremo a utilizzare l’arma nucleare se la nostra esistenza dovesse essere minacciata da armi non convenzionali e anche convenzionali». Ma ritorniamo a Chernobyl, c’è chi ha paragonato le conseguenze di quel disastro a dieci bombe di Hiroshima. Un possibile incidente alla centrale di Zaporizhzhia, evoca scenari nefasti in un mondo che sembra impazzito, seduto “tranquillamente” sulla polveriera degli armamenti nucleari. Mi ricorda l’orchestrina del Titanic che suonava mentre la nave affondava...

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