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Titan, il pilota prima di sparire: "Si va anche oltre il limite dell'ossigeno"

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C'è anche Paul-Henri Nargeolet, l'esploratore francese che lavora per la RMS Titanic Inc., a bordo del sommergibile Titan. L'uomo, pilota del natante della OceanGate, in una vecchia intervista aveva ammesso di aver spesso violato le regole. Come da lui raccontato, una volta che ci si immerge "si rimane 5,6,7, 8 ore anche nelle immersioni più lunghe". Il problema però è un altro: "Quando si è sul Titanic non si ha voglia di risalire, quindi si raggiunge la fine delle scorte di ossigeno".

Insomma, si arriva al limite rischiando la vita. "Sono stato rimproverato diverse volte per questo, perché capita che arriviamo alla fine delle scorte" Se questo sia capitato anche durante l'ultima spedizione non è dato sapersi. Certo è che la pericolosità dell'immersione non era un mistero. Arthur Loibl, uno dei primi appassionati che si è rivolto ad OceanGate facendo la stessa immersione del sommergibile disperso, ha definito l'esperienza una "operazione kamikaze".

 

"Immaginate - ha raccontato - un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento. Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Tutti sono seduti vicini o uno sopra l'altro", ha ricordato, spiegando che durante la discesa e la salita di 2 ore e mezza le luci sono state spente per risparmiare energia e l'unica illuminazione proveniva da un bastoncino fluorescente. "Ero un po' ingenuo, guardando indietro è stata una operazione kamikaze", ha precisato mentre le ricerche dei cinque passeggeri a bordo proseguono incessantemente. Questo anche se l'esito sembra già noto.

 

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