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Palestina, l'appello della donna-kamikaze: "Pari opportunità"

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Amedeo Ardenza
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La Bbc si è a lungo ostinata a chiamarli militanti, che poi è un sinonimo di attivista, come si usa per Greta Thunberg e i suoi accoliti. C’è poi chi usa il termine miliziani, che almeno rimanda al concetto di lotta armata. Secondo l’Ue, gli Usa, il Canada e una serie di altri stati, occidentali o meno, gli uomini di Hamas sono più semplicemente dei terroristi. Il problema per Rajaa Al-Halabi, invece, non è lessicale ma di genere: sono appunto tutti uomini. Il che non va per niente bene. Lo ha spiegato la stessa Al-Halabi in un’intervista televisiva ripresa da Memri TV, un’organizzazione no-profit finanziata da privati con il pallino di tradurre a uso degli occidentali le dichiarazioni, interviste e discorsi in arabo di tanti leader mediorientali, svelando al mondo messaggi spesso sorprendenti. Come quello della leader della sezione femminile di Hamas.

QUESTIONI DI GENERE
Oltre che stragista – ma quello per la signora Rajaa non sarebbe un problema – il Movimento Islamico di Resistenza ha una colpa: è troppo maschilista. Ecco perché, ben coperta dal suo hijab amira grigio e nero, al Halabi ha invocato una maggiore uguaglianza di genere. «Molte donne desiderano essere al posto di chi cerca il martirio, o insieme a loro». È dunque ora di finirla con il monopolio maschile dei kamikaze. Né si può darle torto: come lei stessa spiega ad Al-Aqsa TV, il canale televisivo di Hamas, vietare alle donne la possibilità del martirio è un controsenso: «La maggior parte degli asili [a Gaza] appartiene alle nostre sorelle di Hamas. I bambini sono cresciuti fin dalla tenera età in questa cultura - “Allah è il nostro obiettivo”, “[jihad] per il bene di Allah...” Fin dall'infanzia, i bambini sono nutriti per amare la jihad, per voler incontrare Allah e per amare la lotta contro il nemico».

Ed è verissimo che una lunga serie di filmati diffusi con orgoglio dai canali televisivi che sostengono Hamas mostra bambini della Striscia, anche piccolissimi, abituati a vestire l’uniforme nera con le insegne verde-jihad, a imbracciare fucili di pezza, a indossare giubbotti esplosivi inneggiando ora al martirio ora alla morte di tutti gli ebrei del mondo. Una (sub)cultura che le madri, moglie e sorelle del Movimento Islamico di Resistenza trasmettono con entusiasmo ai tanti piccoli aspiranti martiri.
C’è anche un secondo motivo per lasciare aperte le porte alle aspiranti bombarole. Se a loro non manca l’amore per Allah, sono anche prodighe dell’amore di mammà, per cui: «Se a una donna viene data la scelta di andare per prima o di far andare suo figlio per primo al martirio sceglierebbe di essere lei stessa la cercatrice del martirio».

C’è poi forse anche una ragione più squisitamente politica per questo momento di resipiscenza islamico femminista: perché le donne di Gaza dovrebbero essere da meno di quelle della West Bank? L’intervista concessa da madame Al-Halabi è del dicembre del 2022. Solo un mese prima era mancata in Egitto all’età di 83 anni Fatima Bernawi, la prima donna terrorista palestinese. Iscritta ad al-Fatah, la principale componente dell’Olp ieri di Yasser Arafat e oggi di Mahmoud Abbas, Bernawi fu arrestata nel 1967 dopo aver tentato di far esplodere una bomba in un teatro di Gerusalemme ovest. Bernawi sconterà dieci anni di carcere.

ONORI POSTUMI
Molto famosa anche Dalal al-Maghribi che ebbe più “successo” di Bernawi: nel 1978 al Maghribi, anche lei iscritta al partito laico al-Fatah, partecipò al dirottamento di un autobus di israeliani. Nell’attacco persero la vita in 35 di di cui 13 bambini, e rimasero ferite 71 persone. La terrorista allora 19enne trovò la morte nell’attacco entrando nell’olimpo dei martiri. Tant’e che se alla Bernawi il presidente palestinese, il moderato Abbas, conferirà nel 2015 soltanto una stella militare al merito, alla memoria della più efficace al Maghribi dedicherà centri per la donna, scuole, centri informatici e tornei sportivi. La femminista Al-Halabi ci ha visto lungo: la sua intervista risale a un anno prima della mattanza del 7 ottobre, scatenata tutta da uomini. Se Hamas ha messo a segno il peggior pogrom di ebrei dai tempi della Seconda guerra mondiale, sulla parità di genere il movimento islamico ha ancora molto da fare per recupera sui laici di Fatah. 

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