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Israele, sommergibili e atomiche: l'arsenale per l'invasione di terra

M.M.
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L’esercito israeliano, dai 126.000 soldati operativi in tempo di pace, nelle ultime settimane, col richiamo dei riservisti, ha probabilmente più che raddoppiato la sua consistenza, se sono veri i rapporti che parlano di 300.000 mobilitati, fra uomini e donne.

Il punto di forza, sul campo, in genere, e nello specifico nel caso dell’invasione di Gaza, è costituito dai carri armati da battaglia. Il tipo principale di carro armato israeliano è il Merkava, prodotto in cinque versioni differenti a partire dal 1979. Le due più recenti, Mk.4 e Mk.5, sono entrate in servizio rispettivamente nel 2004 e 2023. 

Attualmente Israele schiera ben 490 carri Merkava di pronto impiego, ma ci sono 880 Merkava più vecchi immagazzinati, pronti all’uso.
È uno dei carri più protetti al mondo, l’unico con motore in posizione anteriore, che contribuisce a fare da scudo. Inoltre, oltre al suo equipaggio di 4 uomini, può trasportare un numero di soldati che arriva fino a 10, senza le munizioni del cannone. Il carro armato opera in stretta coordinazione con la fanteria, insieme a vari cingolati per il trasporto di soldati in prima linea, come il Namer.

Ci sono poi centinaia di vecchi carri, come i Magach, ancora tenuti di riserva. La forza totale di carri armati di Israele, fra moderni e obsoleti, potrebbe arrivare a 2000-2200, mentre i cingolati da trasporto truppe potrebbero essere 6000. Le truppe userebbero a Gaza varie armi speciali, per esempio il lanciarazzi Matador, che è molto flessibile, adatto sia a distruggere veicoli corazzati, sia a sfondare fortificazioni perforando cemento e mattoni. L’artiglieria è in gran parte basata sul semovente M109 Doher, versione israeliana del pezzo cingolato da 155 mm in uso anche in Italia.

FORZE DELL’ARIA
L’esercito necessita di appoggio aereo costante. In parte ciò è assicurato dai numerosi droni di cui dispone lo stato ebraico, come lo IAI Eitan, di fabbricazione nazionale. Operativo dal 2004, può pattugliare i cieli di Gaza per ben 30 ore consecutive facendo ricognizione elettronica, indicando i bersagli per le bombe a guida laser e, all’occorrenza, sganciando esso stesso ordigni.

Il grosso dei bombardamenti tradizionali è assolto dai circa 340 aerei da combattimento di cui dispone l’aviazione israeliana, che stando alle ultime notizie si avvicendano a turno su Gaza in numero di 100 al giorno. Il più moderno è l’F-35 americano, nella versione israeliana F-35I Adir, entrato in servizio nel 2017 e attualmente schierato in 36 esemplari.

Oltre all’F-15 e alle vecchie versioni dell’F-16, un pilastro della forza d’attacco israeliana è l’F-16I Sufa, versione israeliana del celebre caccia americano, operativa dal 2004 e modificata in biposto e con serbatoi maggiorati per portare attacchi a grande distanza, anche fino all’Iran.

FORZE DEL MARE
La marina israeliana ha 50 unità navali da combattimento, per la maggior parte piccole navi da pattuglia abbastanza moderne che garantiscono il blocco navale di Gaza e il supporto a squadre di incursori costieri. Ma ci sono anche corvette fra cui le moderne classe Saar 6, fabbricate in cantieri tedeschi e in servizio dal 2020. Armate con sistemi antiaerei e antimissile, fra cui una versione imbarcata dell’Iron Dome, montano anche un cannone da 76 mm di fabbricazione italiana, della Oto Melara. Importantissimi sono 6 sottomarini classe Dolphin 1 e Dolphin 2, che portano missili Popeye Turbo a testata nucleare e rappresentano il deterrente atomico di Israele, insieme ad altre testate montate sui missili Jericho con base a terra, questi ultimi dell’aviazione. L’arsenale nucleare israeliano è stimato fra 80 e 400 testate ed è l’estrema risorsa se l’esistenza dello stato ebraico è minacciata da armi nucleari o biochimiche.

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