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Javier Milei? Altro disastro di Elly Schlein: come ha toppato anche a Buones Aires

Daniele Dell'Orco
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La vittoria elettorale dell'ultraliberista di destra Javier Milei in Argentina ha galvanizzato i conservatori di tutto l'Occidente. Appena il 56% con cui ha vinto il ballottaggio contro il candidato peronista Sergio Massa (44,04%) è diventato impossibile da ribaltare, sono iniziate a piovere le congratulazioni. «Sono fiero di te. Trasformerai il tuo Paese e renderai l'Argentina di nuovo grande», ha detto l'ex presidente americano Donald Trump, commentando l'elezione di Milei. Il premier Meloni, dal canto suo, ha alzato il telefono e chiamato direttamente il neo-presidente: «L'Argentina è una nazione a cui siamo legati da profondi legami storici e culturali e in cui vive la più grande comunità di italiani all'estero. Roma e Buenos Aires condividono valori comuni che definiscono la nostra azione di politica estera nell'attuale contesto internazionale», si legge in una nota di Palazzo Chigi. Milei assumerà il suo mandato il 10 dicembre, proprio nel quarantesimo anniversario della democrazia dall'ultima dittatura militare. Nella sua presentazione, Milei ha evitato di parlare dei suoi cavalli di battaglia come la dollarizzazione o la chiusura della Banca Centrale, ma ha detto: «La situazione è drammatica, non c'è spazio per la gradualità, per le mezze misure», elencando l'inflazione, la povertà, la miseria e l'insicurezza come le sfide più urgenti. Infine, una promessa: «L'Argentina ha un futuro ed è liberale, tra 35 anni sarà una potenza mondiale».

 


Se il Paese si trova in un baratro profondo, parte del merito è del suo sfidante Sergio Massa, non a caso il preferito del segretario del Partito democratico, Elly Schlein, che tre giorni fa aveva divulgato un videomessaggio agli elettori argentini chiedendo di votare per il candidato peronista: «Non abbiamo dubbi da che parte stare e chi come noi ha a cuore i valori progressisti e democratici e ama l'Argentina sa cosa fare, andare a sostenere Sergio Massa Presidente». Nel filmato diffuso sul profilo Twitter del circolo del Pd di Buenos Aires, Schlein affermava che il ministro dell'Economia uscente fosse «l’unico che credibilmente può affrontare le sfide cruciali per il futuro e riuscire a risolvere le enormi questioni sociali e ambientali del Paese».

 

 

 

Peccato che Massa, da Ministro dell'Economia uscente, sia riuscito nell'impresa di buongoverno di far schizzare l'inflazione annuale del 143% e di portare i livelli di povertà a toccare valori record. Il tutto, proprio come ha provato a fare la Schlein parlando di «speranza» contro «misoginia e razzismo», capitalizzando i suoi consensi sulla paura dell’esperimento politico di "La Libertad Avanza" di Milei ed elargendo sussidi irresponsabili e insostenibili nelle settimane prima del voto. Dramma nel dramma per Schlein e compagni è che Massa non sarebbe stato comunque il candidato più affine alle loro proposte, ideologiche più che politiche. "Unión por la Patria" è infatti un'accozzaglia di anime diverse di cui Massa rappresenta l’ala destra del peronismo progressista. Quindici anni fa, per la socialdemocratica Cristina Kirchner Massa lavorò come capo di gabinetto salvo poi andare via sbattendo la porta dopo appena un anno. Del kirchnersimo non sopportava il distacco dalla realtà. Stesso motivo per cui con Elly Schlein non condividerebbe nemmeno un viaggio in ascensore.

 

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