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Crepol, "bianchi morite": i video della mattanza, immigrati uccidono a coltellate

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Mauro Zanon
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«On est là pour planter des blancs», siamo qui per accoltellare dei bianchi. È stata una spedizione punitiva quella avvenuta sabato sera durante una festa a Crépol, villaggio di 500 abitanti della Francia profonda, a 80 chilometri da Grenoble. Una spedizione che aveva come bersaglio «i bianchi» e che è stata commessa da un gruppo di ragazzi armati di coltelli provenienti dal quartiere multietnico della Monnaie, situato a Romans-sur-Isère, comune limitrofo. 

Il bilancio, per quella che doveva essere soltanto una festa di paese, spensierata e gioiosa, è spaventoso: venti accoltellati, due dei quali ancora in bilico tra la vita e la morte, e un decesso, un liceale di 16 anni, Thomas, colpito alla gola e al torace, spirato sull’ambulanza che sfrecciava verso l’ospedale sperando di salvarlo. 

LE TESTIMONIANZE
«Alcuni media dicono che si è trattato di una rissa o di un regolamento dei conti, ma è falso! Non possiamo più tollerare che venga detto questo!», ha dichiarato al Dauphiné Libéré un’abitante di Crépol presente alla festa. Gli accoltellatori, vestiti in tuta e scarpe da ginnastica, hanno aspettato che la serata volgesse al termine e che i partecipanti si avviassero verso l’uscita: a quel punto hanno iniziato ad accoltellare alla cieca.

«Ci stavamo divertendo, eravamo tra amici, stavamo passando un bel momento assieme e verso la fine sono arrivati alcuni individui. Ho sentito che fuori c’era una certa agitazione, c’era una calca, sono uscito, mi sono preso una coltellata sulla spalla e una sulla schiena, e ho visto il mio amico Thomas farsi accoltellare, ho avuto paura e sono rientrato nella sala. Ho visto un altro mio amico farsi accoltellare alle spalle, ho cercato di comprimere la ferita, era stato colpito a un rene. È stato orribile. Per me è chiaramente un attentato. Gli aggressori hanno detto: “Siamo venuti per accoltellare dei bianchi”», ha testimoniato un giovane. Insomma, non era soltanto una bagarre finita male per qualche bicchiere di troppo, ma è una vera e proprio missione anti bianchi. «Abbiamo visto arrivare 15-20 persone. Non li conoscevamo, hanno tirato fuori i coltelli, erano lì per uccidere. Lo abbiamo vissuto come un attentato!», ha raccontato un altro presente.

IL VIDEO
Sui social circolano i video terrificanti dell’attacco, dove gli aggressori urlano “gwer”, termine arabo ingiurioso per qualificare i bianchi. Sette sospetti, tra cui l’assassino di Thomas, sono stati fermati ieri verso le 14 nei pressi di Tolosa, intercettati per strada dalle unità d’élite della gendarmeria. Thomas abitava a Romans-sur-Isère, lo stesso comune da dove sono partiti gli assalitori, giocava a rugby nelle fila dell’Rc Romans-Péage, era il più piccolo di tre fratelli, ed era figlio di ristoratori, conosciuti e apprezzati nella regione. 

 

«Era un ragazzo veramente gentile e con un gran sorriso», ha detto al Figaro un suo amico, Benjamin. «Era il ragazzo che riconciliava tutti quando c’era un piccolo conflitto nella compagnia», ha raccontato un compagno di classe. Domenica, Thomas, era atteso al campo da rugby di Saint-Marcel-lès-Valence, per disputare l’abituale partita domenicale.

 

«I giocatori si sono riuniti e hanno deciso di onorare la memoria di Thomas, giocando nonostante la tristezza per rendergli omaggio», ha scritto in un messaggio su Facebook l’Rc Romans-Péage. Il fatto di cronaca è stato minimizzato della sinistra, che invece di esprimere solidarietà alla famiglia di Thomas, ha preferito parlare di «manna dal cielo per l’estrema destra». Éric Zemmour, leader del partito sovranista Reconquête, ha avanzato il paragone tra l’uccisione del giovane Thomas e quella di Nahel, l’adolescente di 17 anni ucciso a Nanterre durante un controllo di polizia lo scorso giugno.

 

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