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Israele e Hamas, cosa non torna sugli ostaggi rilasciati

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Comincia alle 15 il rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani da parte di Hamas. Secondo quanto scrive il Times of Israel, a tornare a casa dovrebbero essere 13 o 14 persone detenute nella Striscia di Gaza, 50 giorni dopo essere stati rapiti la mattina di sabato 7 ottobre. Ieri sono stati rilasciati altri 13 israeliani, 10 cittadini thailandesi e un filippino, ma qualcosa su di loro non torna. 

Il consigliere per i media del capo dell'ufficio politico di Hamas, Taher Nono, ha accusato Israele di aver violato ripetutamente le disposizioni dell'accordo di cessate il fuoco nella Striscia. In un'intervista rilasciata all'emittente televisiva qatariota Al Jazeera, Nono ha affermato che i militari israeliani avrebbero aperto il fuoco in diverse occasioni, causando la morte di due persone. Ha inoltre sottolineato che Israele non avrebbe rispettato le disposizioni riguardanti l'accesso umanitario alla Striscia di Gaza. Quest'ultima eventualità è stata però smentita dalle autorità egiziane, che hanno comunicato l'arrivo oggi di almeno 50 convogli umanitari, che si aggiungono agli altri 137 che ieri hanno varcato il valico di Rafah. La Croce rossa palestinese, peraltro, ha confermato l'arrivo "del più grande convoglio" di generi alimentari, carburante, acqua, medicinali di base e forniture mediche di emergenza dall'inizio del conflitto.

Le parole del portavoce di Hamas vanno dunque lette come un tentativo da un lato di banale propaganda e dall'altro di rendere più difficili le trattative per il rilascio di ulteriori ostaggi in cambio di una tregua a Gaza. Forse, come detto, perché il rilascio dei primi 13 ostaggi ha rivelato come Hamas non abbia fin qui gestito con trasparenza la trattativa stessa.

Dei 10 cittadini thailandesi liberati da Hamas insieme agli israeliani, infatti, in 4 non facevano parte della lista ufficiale degli ostaggi razziati da Hamas lo scorso 7 ottobre. L'accusa viene dal Ministero degli esteri thailandese ripreso dai media israeliani. Secondo le stesse fonti, sono 20 i cittadini thailandesi ancora nelle mani di Hamas. In generale, cresce il sospetto che i vertici di Hamas non sappiano nel dettaglio quanti siano gli ostaggi, quale sia la loro identità e, forse, nemmeno dove siano precisamente, persi in una galassia di miliziani e terroristi che hanno avuto la possibilità di muoversi autonomamente nel giorno della mattanza.

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