Gaza, la sparata di Repubblica sulla donna palestinese: "Ora il marito la picchia meno"
Nella Striscia di Gaza le donne portano avanti la famiglia. Tra queste c'è la 45enne Fatma, mamma di otto figli, sei maschi e due bambine. Con loro la donna da settimane vive in un campo profughi nella zona Ovest di Khan Yunis. A raccontare la sua storia è Repubblica. Il quotidiano di Maurizio Molinari spiega che "suo marito si è accorto della sua forza, di quanto si impegni per tutti loro in questi giorni drammatici e la picchia di meno". Proprio così. "Il regime islamico sotto il quale vivevamo ci dava pochissimi diritti e libertà - conferma lei -. La legge in Palestina presuppone che le donne siano sotto la completa protezione e tutela dei maschi. Gli uomini più tradizionalisti, come mio marito, pensavano di poter disporre di noi come volevano".
Oggi, invece, qualcosa sarebbe cambiato: "Sono meno violenti, perché hanno bisogno di noi per tenere insieme la famiglia e accertarsi che i loro figli mangino ogni giorno". Insomma, ancora una volta la donna viene considerata in base alla sua utilità. La situazione, dopo il 7 ottobre, è tutt'altro che rosea. Sempre secondo Repubblica, circa 838.100 donne e bambine sono sfollate dalle loro case, da quando la guerra è iniziata. 2.610 sono rimaste vedove e hanno dovuto prendere in mano le redini della famiglia. Circa 50.000 sono le cittadine incinte, mentre 5.522 dovrebbero partorire nel prossimo mese.
Negazionismo e squadrismo a sinistra, allora tutti zitti
Ecco allora che Fatma riporta la testimonianza di molte sue amiche, che hanno iniziato a prendere pillole per ritardare le mestruazioni, a causa delle circostanze disperate. "Si tratta di compresse di noretisterone, che normalmente vengono prescritte per trattare gravi condizioni come le emorragie mestruali o l’endometriosi. Siccome la maggior parte di noi non ha più accesso all’acqua o ai prodotti igienici come assorbenti e tamponi, molte sono state costrette a fare questa scelta, che comunque può essere molto rischiosa per la salute". Ma la maggior parte degli aspetti della maternità, sono oggi a Gaza una questione di vita o di morte.
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