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Israele, l'ombra dello spionaggio interno: "Chi sono i traditori"

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Mirko Molteni
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S'allunga su Israele l'ombra dello spionaggio nemico. Indiscrezioni che il giornale inglese Guardian ha raccolto da «un funzionario dell'intelligence israeliana» rivelano che, fra il materiale informativo sequestrato dalle truppe nelle postazioni di Hamas, c'era, in mezzo a piani dell'attacco del 7 ottobre, la mappa di una base militare ebraica che si ritiene resa possibile solo da spie. Secondo la fonte: «La mappa della base è più dettagliata di quanto sarebbe stato richiesto dall'esercito stesso. La compilazione di una mappa del genere può essere stata fatta solo utilizzando conoscenze interne: quasi certamente una spia di Hamas».

Questa e altre mappe, fra cui una su come conquistare una postazione di guardia sulla frontiera, erano disegnate a mano, ma memorizzate su laptop. Il materiale viene esaminato dal reparto Amshat, unità di intelligence militare, ramo del servizio dell'esercito Aman. Il sospetto è che informazioni siano arrivate ad Hamas da spie della comunità arabo-israeliana, quel 21% della popolazione di Israele, d'origine araba, alla quale in genere non è richiesto il servizio militare, con l'eccezione dei drusi. Senza contare i lavoratori palestinesi frontalieri fra Gaza e Israele.

 

 

 

L'esercito ebraico avanza vedendo salire a 80 il numero dei suoi caduti dall'inizio dell'invasione di terra. In mattinata, immagini satellitari di Planetlabs mostravano «dozzine di carri armati israeliani» avanzare su Khan Yunis, caposaldo del Sud di Gaza. Poi, nel pomeriggio il capo di Stato Maggiore generale Herzi Halevi ha confermato l'accerchiamento del suddetto centro. Parimenti, nel Nord, le truppe ebraiche hanno circondato Jabalia, altra base di Hamas, e vi hanno fatto irrompere la 551° Brigata dell'esercito e l'unità speciale Shayetet 13 composta da commandos della marina, che hanno conquistato depositi d'armi e trovato documenti. Nella lotta in scacchieri urbani è inevitabile che muoiano anche civili. E uno dei portavoce militari di Israele, colonnello Jonathan Conricus, accredita che il tasso medio di perdite palestinesi sia di due civili per ogni miliziano. A confronto con la storia della guerriglia urbana, questa proporzione viene considerata da Conricus positiva. Ha spiegato: «Se confrontate questa proporzione con quella di tutti gli altri conflitti urbani in cui terroristi usano civili come scudi umani, vedete che è positiva, anzi unica al mondo». 

 

 

 

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