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Nuova grana per la Germania, a picco pure le vendite

Daniel Mosseri
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Altri guai in vista per la Germania. Le vendite al dettaglio a novembre sono diminuite del 2,5% rispetto al mese precedente e del 2,4% rispetto a novembre 2022. Si tratta non solo di una flessione maggiore delle previsioni (si stimava una flessione dello 0,1%), ma della più marcata dall'aprile 2022, che segna un'inversione di tendenza dopo la crescita dell'1,1% di ottobre. Confrontare i conti dell’Italia con quelli della Germania si può e si deve. Quando l’Istat pubblica i dati sul Belpaese, andare a guardare cosa succede più a nord dell’Austria o della Svizzera è un riflesso condizionato. Provincialismo? Forse, ma non va dimenticato che la Repubblica federale resta il nostro primo partner economico. E la funzione è biunivoca: non è solo il nord Italia che va a traino del sud tedesco, ma sono gli stessi Länder tedeschi, Baviera e Baden-Württemberg in primis, a essere profondamente legati alla nostra economia. In una parola: integrazione.

 


Vediamo dunque i dati a confronto: nel 2023 l’inflazione in Italia dovrebbe chiudere al 5,7% contro il 5,9% in Germania. Secondo l’Ufficio federale di statistica l’indice armonizzato dei prezzi al consumo crescerà del 6% nell’anno appena concluso contro il 5,9% dell’Italia secondo l’Istat. Più notevole la differenza per il solo mese di dicembre: +3,1% in Italia contro il 3,7% nella Repubblica federale. Più importante di quello dell’inflazione c’è poi il dato sulla crescita. A inizio dicembre l’Istat ha stimato che il 2023 si sarebbe chiuso con una progressione annua del Pil dello 0,7%: non certo uno scatto da tigre asiatica ma decisamente meglio del –0,3% diagnosticato lo scorso 2 gennaio per la Germania da parte dell’Istituto di Macroeconomia e Ricerca Economica (Imk) di Düsseldorf.

 

Già a dicembre la Bundesbank aveva previsto una chiusura dell’anno in recessione tecnica a causa soprattutto del rallentamento dell’industria, azzoppata dalla poca vivacità degli scambi internazionali ma soprattutto dal caro energia, e dell’edilizia appesantita dalla stretta monetaria decisa dalla Bce a Francoforte. La speranza degli osservatori dell’economia tedesca era che il settore privato avrebbe sopperito con un rimbalzo della domanda. Così non è andata e oggi l’economia tedesca langue. E il debito? In apparenza qua c’è poco da confrontare: l’Italia è schiacciata da un poderoso 140% del Pil. Niente a che vedere con i più ordinati conti tedeschi: il rapporto fra debito e Pil in Germania è attorno al 64%. Eppure, anche qua occorre fare una distinzione: il debito italiano è sotto gli occhi di tutti. Quello tedesco no: lo scorso agosto la Corte dei conti federale ha strigliato il governo accusandolo di nascondere al paese la reale situazione dell’indebitamento usando troppi fondi speciali.

 

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