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Robert Hur, l'uomo che manderà Biden all'ospizio

Carlo Nicolato
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Robert Hur, il procuratore speciale che ha formalmente dato del rimbambito al presidente Biden facendo infuriare i democratici che sanno benissimo che lo è ma non potranno mai ammetterlo, è stato scelto con le migliori credenziali dal procuratore generale Garland.

Quando lo ha invitato a occuparsi della gestione dei documenti riservati imboscati dallo stesso presidente nei suoi garage ne aveva elogiato la sua «lunga e illustre carriera». Merrick Garland a sua volta non è stato elevato alla massima carica del Dipartimento della Giustizia da Trump, ma da Biden stesso, e Hur, che è registrato come repubblicano e nel 2017 è stato messo al vertice della procura del Maryland dall’ex presidente, nel 2021 è stato confermato nella sua posizione con il voto bipartisan e quasi unanime dal Senato. Insomma, il pedigree di Robert Hur non fa una grinza, e sebbene ora si metta in dubbio la sua parzialità per una «serie di valutazioni politiche altamente discutibili e apparentemente di parte» espresse nel rapporto su Biden (parole del deputato dem Dan Goldman), nel 2021 i senatori democratici del Maryland, Ben Cardin e Chris Van Hollen, sostenevano in un rapporto che il procuratore «ha sostenuto le migliori tradizioni dell’ufficio e del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) e ha seguito fedelmente i fatti e la legge».

 

 

 

ORIGINI ASIATICHE

Di origini coreane, nato a New York 50 anni fa, Hur si è laureato con lode ad Harvard in letteratura inglese e americana, e quindi a Cambridge, dall’altra parte dell’oceano, in filosofia. Salvo poi iscriversi alla Stanford Law School in California dove si è laureato nel 2001. La sua carriera è iniziata di fatto nell’ufficio del giudice d’appello federale Alex Kozinski, nominato dal presidente Ronald Reagan, dove tuttavia è entrato come semplice impiegato.

 

 

 

Successivamente è passato in quello del giudice William Rehnquist, un convinto conservatore che fu nominato alla Corte Suprema dal presidente Richard Nixon e fu poi nominato presidente della stessa da Reagan. La sua strada nell’ambiente conservatore era così tracciata per sempre, ricoprendo fino al 2017 vari incarichi presso il Dipartimento di Giustizia, come quello di consigliere e assistente speciale del responsabile della divisione penale Christopher Wray, ora direttore dell’Fbi, quello di assistente procuratore e quello di principale consigliere dell'allora vice procuratore generale Rod Rosenstein, all’inizio della presidenza Trump. In questi anni si è occupato principalmente di antiterrorismo, frodi aziendali e questioni tecniche di appello. Ma durante la sua carriera, Hur ha fatto la spola tra il settore pubblico e quello privato, lavorando ad esempio nello studio legale Gibson, Dunn & Crutcher, dove si è concentrato su applicazione delle leggi, indagini e contenzioso. Nel 2017 è stato nominato da Trump come procuratore peril Maryland, poi confermato dal Senato nel 2021 quando per consuetudine si è dimesso con il cambio di presidenza. Durante gli annidi Trump, Hur ha fatto parte di una task force istituita dal presidente per sconfiggere bande violente come il gruppo MS-13, noto anche come Mara Salvatrucha, organizzazione criminale transnazionale responsabile di migliaia di efferati omicidi. Di sua iniziativa fu istituita per esempio una linea verde per ottenere informazioni anonime del gruppo. Nello stesso periodo è apparso anche alla Casa Bianca insieme all’addetta stampa Sarah Huckabee Sanders, era stato invitato per vedere in anteprima un viaggio che Trump avrebbe dovuto fare a Long Island proprio per discutere del MS-13.

 

 

 

SOLDI AL GOP

Nel frattempo secondo i documenti federali ufficiali il procuratore speciale ha fatto donazioni in almeno tre campagne politiche repubblicane: 500 dollari nel gennaio del 2022 all'ex procuratore Christina Nolan che ha partecipato alle primarie del Senato GOP nel Vermont, 200 dollari nel 2017 al governatore del Maryland Larry Hogan e 201 dollari a John McCain durante la sua campagna presidenziale nel 2008. Insomma, nella vita di Hur è andato tutto liscio fintanto che non è arrivato l’ultimo rapporto su Biden, i cui giudizi gratuiti, secondo il professore alla Columbia Law School ed ex procuratore federale Daniel Richmann, fanno parte di «una tendenza preoccupante». «La regola standard» ha detto, «è che i pubblici ministeri non dovrebbero mai spiegare le loro azioni quando non accusano». Ed è quello che ha fatto Hur, pur assolvendo il presidente dalle accuse.

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