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Open Arms in rotta verso Gaza: addio migranti, ecco il carico della Ong

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Carlo Nicolato
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Aiuti via terra, aiuti via aerea, paracadutati dal cielo che ammazzano anche chi dovrebbero aiutare, aiuti via mare con la costruzione di porti temporanei: alla corsa per salvare i palestinesi di Gaza ora si è aggiunta anche una vecchia conoscenza, Open Arms. Sì, la nave dell’Ong spagnola più politicizzata d’Europa, che ha sempre e solo avuto quale scopo ultimo il trasbordo dei clandestini in Italia, specie quando al governo c’è la destra, si è unita al grande sforzo grazie ai soldi degli Emirati Arabi Uniti, all'aiuto dell’organizzazione benefica statunitense World Central Kitchen, all’adesione dell’Unione Europea, ma anche al benestare di Israele che sta lavorando alla soluzione degli aiuti via mare da settimane. D’altronde quest’anno, rispetto a quello scorso, c’è meno lavoro da fare sugli immigrati (5.700 gli sbarchi fino al 12 marzo contro i quasi 20mila dello stesso perioso del 2023), per cui l’Ong spagnola ha per fortuna scelto di dedicarsi a scopi ben più meritevoli di quelli che l’hanno portata in rotta di collisione con il governo italiano.

CONTROLLI A BORDO
Con qualche giorno di ritardo l’Open Arms è partita ieri da Cipro, dov’era attraccata da un mese, portando con sé quasi 200 tonnellate di aiuti, perlopiù farina, riso e proteine, oltre ad acqua e medicinali. Il carico è stato ispezionato e controllato dallo Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano e da funzionari della dogana israeliana dispiegati a Larnaca già da qualche settimana. Si prevede che il viaggio durerà un paio di giorni, vista la velocità molto ridotta della nave che trasporta con sé anche una chiatta necessaria per le operazioni di sbarco. In attesa del porto mobile e temporaneo promesso dagli Stati Uniti (ci vorranno due mesi per renderlo praticabile), il molo a cui approderà la nave degli aiuti è tuttora in costruzione su una spiaggia sabbiosa di Gaza (per terminarlo si utilizzano materiali provenienti da edifici distrutti e macerie), ma si prevede sia pronto nelle prossime ore. Una volta arrivati i container saranno trasferiti in un deposito temporaneo, anche questo in costruzione, all’esterno del quale saranno dispiegati soldati israeliani per evitare attacchi. Quindi gli aiuti saranno distribuiti alla popolazione palestinese di Gaza, prima a nord e poi a sud, anche se non è ancora chiaro come questo avverrà. «Il nostro obiettivo è creare un’autostrada marittima di barche e chiatte rifornite con milioni di pasti dirette continuamente verso Gaza», ha detto José Andres, famoso chef di origini asturiane fondatore del World Central Kitchen, altrimenti noto come «el cocinero que da de comer al mundo».

 


Sul suo sito Open Arms fa sapere che questa è la seconda missione umanitaria effettuata in alleanza con World Central Kitchen. La prima è avvenuta nel maggio 2022 con lo sbarco di più di 110 tonnellate di cibo nella regione di Odessa, in Ucraina, zona particolarmente colpita dall'invasione russa. Fa anche sapere che la missione in corso è iniziata a febbraio ed è partita da Crotone dopo un blocco amministrativo di 20 giorni. Per l’occasione il fondatore dell’Ong, Oscar Camps, ha incontrato l’entusiasta sindaco di centro-sinistra Vincenzo Voce.
La nuova rotta degli aiuti è sostenuta anche dalla Commissione Europea. La nave è salpata proprio mentre la presidente della Commissione Ue ieri annunciava che l’Unione Europea sta istituendo un «meccanismo di protezione civile» utilizzato nelle risposte alle emergenze e ai disastri naturali che potrà notificare agli Stati membri gli aiuti specifici richiesti e coordinare le offerte di attrezzature con il diritto di rimborsare agli Stati membri fino al 75% del costo del trasporto fino a Cipro. Alla costruzione del corridoio umanitario partecipa dunque all’Italia che con il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha anche presentato, domenica scorsa, l’iniziativa Food for Gaza.

MISSIONI UMANITARIE
Prima ancora era stata annunciata la missione Levante, già approvata dal Parlamento, con la quale si sta studiando la possibilità di soccorrere la popolazione civile di Gaza con lanci paracadutati. Tutto questo mentre anche l’Unione Europea, dopo il Canada e la Svezia, ha ripreso a finanziare l’Unrwa 68 milioni di euro, «per aiutare i civili che sono costretti ad affrontare condizioni terribili nella guerra in corso tra Israele e Hamas a Gaza». La decisione è arrivata in seguito alla rassicurazione dell’agenzia Onu che promette di «introdurre misure robuste per prevenire eventuali comportamenti scorretti e minimizzare il rischio di accuse». In serata, la tvAl Arabiya, citando un alto funzionario del gruppo palestinese, ha rivelato che Hamas ha accettato una versione modificata della proposta americana per un cessate il fuoco a Gaza, che includerà «il rilascio dei detenuti, inclusi bambini, donne e anziani», ha detto la fonte secondo cui l'accordo prevede anche il graduale ritorno dei palestinesi sfollati da Gaza. I rappresentanti di Hamas dovrebbero recarsi al Cairo nei prossimi giorni per discutere gli ultimi dettagli e l'attuazione dell'accordo,

 

 

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