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Migranti, uno su tre arriva con le Ong: i dati da inizio anno: la rotta favorita

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Fausto Carioti
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Come arrivano gli immigrati in Italia? Da dove partono? Quale peso hanno le ong sul totale dei loro sbarchi? I dati che il ministero dell’Interno pubblica ogni giorno sul proprio sito raccontano solo una parte della storia. Dicono che dal primo gennaio a ieri, 5 marzo, ne sono sbarcati 4.715, e a suo modo è una buona notizia: nello stesso periodo del 2023 se ne erano presentati 14.639, l’anno prima 5.629. Significa che il trend è in calo del 68% sull’anno scorso e del 16% rispetto al 2022. Sappiamo anche che la quota più grossa degli sbarcati nel 2024, pari a 1.206 (il 26%), dichiara di avere la nazionalità del Bangladesh. Seguono la Siria con 764, la Tunisia con 698, l’Egitto con 511 eccetera.

Resta comunque molto da capire, e per farlo servono altri dati. Ad esempio: quanti di quei 4.715 sono arrivati nei porti italiani tramite le organizzazioni non governative? Da fonti del Viminale si apprende che si tratta di 1.300 individui. Tantissimi in confronto allo scorso anno, quando dal primo gennaio al 5 marzo se ne contarono 907. In altre parole, a Sea Watch, Open Arms, Sos Humanity e le altre si deve il 28% degli immigrati sbarcati nella prima parte di quest’anno e il 6% di quelli dell’analogo periodo del 2023. Mentre il numero dei migranti giunti in Italia crolla, quello dei trasportati dalle ong aumenta del 43%, e rappresenta ormai quasi un terzo del totale.

 


IL PORTO DI ZUARA
Altri dati aiutano a capire il modus operandi delle ong. Dei 4.715 migranti giunti complessivamente via mare dal primo gennaio 2024 a ieri, ben 3.435 provengono dalla Libia (anche se molti non hanno la nazionalità libica), o meglio dalla Tripolitana, e la maggior parte di costoro è partita dal porto di Zuara, di fronte alla cui costa le navi delle ong stazionano stabilmente. Quello di Zuara (Zuwarah in berbero), cittadina a cento chilometri da Tripoli, è un nome che appare spesso nei rapporti degli addetti ai lavori. Aveva un ruolo importante nel documento d’analisi pubblicato nel giugno del 2021 da Frontex, l’agenzia europea della guardia costiera. Era lì che si evidenziava il ruolo delle ong come «pull factor», fattore d’attrazione degli scafisti. «L’intelligence», si leggeva in quel documento, «indica sempre più di frequente il coinvolgimento diretto delle autorità locali/milizie nel traffico illecito a Zuwarah. Quest’area probabilmente continuerà ad attrarre migranti che cercano di raggiungere l’Italia dalla Libia». Inoltre, proseguivano gli analisti di Frontex, «la presenza di risorse delle ong - principalmente in navigazione tra Zuwarah e Az-zawiyah - continua ad agire come un altro fattore di attrazione».


Zuara è apparsa di nuovo nella relazione annuale presentata dai servizi segreti nel 2023: «In Libia la presenza di strutturate reti criminali con proiezioni transnazionali, attestate soprattutto a Zuwarah, Az Zawiyah e Sabratah, rappresenta uno dei principali fattori di facilitazione dell’immigrazione irregolare verso le nostre coste ed è una delle cause del forte incremento della pressione migratoria via mare rilevato nel corso del 2022, con una offerta di “servizi” per i migranti irregolari estremamente flessibile».
Zuara, insomma, è un covo di delinquenti, molti dei quali specializzati nel traffico di esseri umani. Ed è da lì che, anche quest’anno, arriva la gran parte dei migranti caricati dalle ong.

CHI RIFIUTA IL PASSAGGIO
C’è un altro dato interessante. Nel 2024, su un totale di 26 eventi Sar («Search and rescue», ricerca e soccorso) condotti dalle navi delle ong, in undici casi, per ammissione delle stesse organizzazioni, alcuni “migranti” – 16 in tutto – si sono rifiutati di salire a bordo, preferendo tornare in Libia sullo stesso mezzo con cui erano giunti nel punto di mare in cui hanno incrociato l’imbarcazione delle ong. Non è difficile capire chi sono costoro, in tutti i casi (che potrebbero anche essere più degli undici riferiti dai responsabili delle ong) o in gran parte di essi: sono gli scafisti, la cui missione si esaurisce nel momento in cui “consegnano” il carico e dunque possono tornare al molo di partenza per ripetere il copione, magari con la stessa ong. Alla Geo Barents, nave con bandiera norvegese utilizzata nel Mediterraneo centrale da Medici senza frontiere, il 25 gennaio è successo tre volte consecutive: ha caricato i migranti da tre diverse imbarcazioni, e in ognuna di queste occasioni alcuni degli uomini a bordo – cinque in tutto – hanno preferito rimanere sui loro natanti e tornare indietro. Un comportamento anomalo solo in apparenza. 

 

 

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