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Vladimir Putin nella trappola del fango: cosa sta succedendo al fronte

Mirko Molteni
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Il presidente ucraino Volodymir Zelensky lamenta che «i missili russi sono più veloci degli aiuti militari». Anche se l’Europa aumenta il suo gettito di armi per Kiev, in attesa che gli Stati Uniti sblocchino i loro contributi, è sempre più probabile che l'esercito russo scateni una grande offensiva di “primavera-estate” profittando del divario, favorevole a Mosca, in uomini e mezzi. Già con avanzate locali i russi saggiano le difese ucraine in vari punti. Ieri le truppe del Cremlino sono entrate a Ivanivske, a Ovest di quella Bakhmut in mano russa da maggio 2023. Dalla nuova posizione possono puntare su Chasiv Yar e Kramatorsk. Fra 19 e 21 marzo i russi hanno conquistato due villaggi oltre Avdiivka, cioè Orlivka e Tonenkoye. Stanno inoltre espugnando Rabotino, 200 km più a Sudovest, distraendovi forze nemiche.

Certo, gli ucraini infliggono danni su territorio russo. Ieri a Belgorod, droni di Kiev hanno colpito abitazioni causando 2 morti, poi nella regione di Samara hanno incendiato la raffineria di Kuibyshev, mentre quella, vicina, di Novokuibyshevsk, è stata protetta dall'antiaerea. I droni ucraini arrivano su raffinerie entro 900 km dal confine, ma la stima dell'intelligence britannica di ieri secondo cui «la Russia ha perso il 10% della capacità di raffinazione di petrolio», pare esagerata, considerando l'estensione ciclopica del Paese, che danni saltuari da droni non siano paragonabili a una campagna aerea massiccia e infine che nessuna raffineria sia stata eliminata del tutto, ma solo danneggiata. Perciò l'Ucraina rischia grosso sul fronte terrestre, quello che conta. Ieri il giornale indipendente russo Verstka ha anticipato che l’esercito russo si appresterebbe a mobilitare 300.000 soldati per una grande offensiva nella regione di Kharkiv. Venerdì il comandante dell’esercito ucraino, generale Oleksandr Pavlyuk, avvertiva che «la Russia sta formando un nuovo gruppo da oltre 100.000 soldati».

 

Gli ucraini temono così tanto per Kharkiv che vi edificano nuove fortificazioni. I russi l'avevano occupata già all'inizio della guerra, venendone poi scacciati nell'autunno 2022. Se Mosca, sfruttando il suo surplus, sviluppa attacchi diversivi in altri settori, per poi in un secondo tempo indirizzare la massa dei nuovi gruppi d'attacco su Kharkiv, un successo è molto probabile. Una riconquista russa di Kharkiv riporterebbe l'orologio della guerra ai primi mesi del 2022, con effetti altamente demoralizzanti su Kiev. Forse anche, spererebbe Mosca, causando liti tra potere civile e militare e un cambio di regime in Ucraina. Il clima attuale consente, per ora, avanzate limitate, non veloci sfondamenti in profondità. Poiché in questo periodo il disgelo di inizio primavera dà luogo al noto fenomeno della rasputiza, la densissima mota, quasi collosa, delle pianure russo-ucraine, capace di bloccare anche i carri armati, è prevedibile che l'offensiva russa non sia immediata, ma spostata in tarda primavera, cioè maggio inoltrato, se non i primi di giugno. Il margine di tempo sembra comunque ridotto affinché gli aiuti militari UE rinforzino adeguatamente Kiev. Sull'esercito ucraino incombe la penuria di uomini, tale per cui i parlamentari della Rada discutono l'idea di chiamare alla leva obbligatoria 500.000 nuove reclute. Avere i magazzini pieni di munizioni non serve se mancano gli uomini, specie su un fronte di 1000 km che richiede un minimo tasso di soldati al km.

 

I russi per demolire il morale del nemico hanno scatenato nuovi massicci attacchi su centrali energetiche, lasciando al buio 1 milione di persone. Questi raid, come quelli di pochi giorni fa su Kiev, dimostrano che la Russia ha riorganizzato la sua produzione bellica, a dispetto di chi, un anno fa, diceva che Mosca avesse esaurito i missili. Anche in altri settori, come quello dei carri armati, Mosca consolida il vantaggio, poiché, non solo ha intatte al 60% le sue immense riserve di carri, ancorché vecchi, ma produce nuovi esemplari. Con un tale sbilanciamento sul campo di battaglia, la Nato si troverebbe nel dilemma se accettare una possibile vittoria russa su Kiev, oppure intervenire direttamente.

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