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La foto dell'anno: l'orrore sessuale di Hamas premiato negli Usa

Carlo Nicolato
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 Premessa: di Shani Louk, 23enne tedesca-israeliana uccisa il 7 ottobre durante il raid di Hamas al Nova Festival di Reim, non sono rimaste che alcune ossa. Il suo corpo è stato fatto a pezzi a Gaza, smembrato e identificato qualche settimana dopo la sua morte solo grazie a un frammento della sua testa. Si ignora se la ragazza sia stata uccisa durante il raid o poi a Gaza durante i festeggiamente per la mattanza, ma la fotografia del suo corpo esamine e seminudo, buttato su un pick up come fosse un animale da macello e mostrato come un trofeo mentre alcuni militanti di Hamas se la ridono, è stata premiata come scatto dell’anno dalla Missouri School of Journalism.

L’autore della foto è tal Ali Mahmoud, fornitore di Associated Press, mentre la didascalia della stessa cita: «I militanti palestinesi tornano nella Striscia di Gaza con il corpo di Shani Louk, doppia cittadinanza tedesco-israeliana, durante il loro attacco transfrontaliero contro Israele, sabato 7 ottobre 2023». Come fosse stata un’allegra scampagnata e lui, l’allegro reporter, un semplice testimone dei fatti.
Il premio vinto dall’Ap fa parte della categoria Team Picture Story of the Year che riconosce «lo sforzo collaborativo di uno staff di fotografi che copre un singolo argomento o notizia».

 

 

 

COMPLICITÀ

Ma al di là dello sforzo cosa c’è di meritevole in tale fotografia che possa valere un premio di fotogiornalismo? Nulla, dal punto di vista tecnico è una fotografia come le altre, senza alcun pregio, dal punto di vista giornalistico è un documento che rappresenta non solo un momento drammatico ma anche e soprattutto un crimine orrendo a cui sarebbe stato impossibile assistere per un fotografo professionista se non si fosse trovato lì appositamente per quello, sapendo esattamente quello che sarebbe successo. Insomma, come qualcuno ha fatto notare il fotografo Ali Mahmoud più che un fotografo professionista di guerra è il complice di un crimine, sodale di assassini macellai che hanno violentato e ucciso una ragazza inerme e come tale non può essere premiato, al più dev’essere condannato. Sia chiaro infatti, quella del 7 ottobre non è stata un’azione di guerra, ma un proditorio attacco terroristico contro civili. Il fotografo non si è trovato lì per avventura, era un invitato speciale al macabro scempio. Ha assistito, forse ha anche gioito e alla fine è stato premiato. Non a caso il suo nome è tra quelli indagati dall'organizzazione HonestReporting, Ong che si occupa di garantire gli aspetti etici del lavoro di reporter e che sta indagando su quel gruppo di reporter di varie testate e agenzie occidentali che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre al seguito di Hamas. Uno di questi “professionisti” è stato perfino fotografato mentre abbracciava il leader di Hamas Yahya Sinwar e per tale motivo licenziato in tronco dalla Cnn, ma gli altri l’hanno fatta franca e qualcuno, non solo Ali Mahmoud, è stato perfino premiato. $ il caso anche di Mohammed Fayq Abu Mostafa della Reuters, premiato dal New York Times per quella foto del bulldozer di Hamas che sfonda la recinzione di confine il giorno del massacro.

 

 

 

Nel febbraio scorso le famiglie di Louk e di altre vittime del massacro di Nova hanno citato in giudizio AP e Reuters per quelle fotografie e per il coinvolgimento dei fotoreporter al massacro. AP ha risposto alle accuse scrivendo che l'agenzia ha «la più profonda simpatia per le persone colpite dai terribili attacchi del 7 ottobre in Israele», che non era a conoscenza in anticipo degli attacchi del 7 ottobre, «né abbiamo visto alcuna prova – anche nella causa legale – che lo fossero i giornalisti freelance che hanno contribuito alla nostra copertura».

 

 

 

«Accuse come questa sono sconsiderate e creano un pericolo ancora maggiore per i giornalisti della regione», ha aggiunto l’agenzia, «documentare le ultime notizie in tutto il mondo, non importa quanto orribili, è il nostro lavoro. Senza AP e altre testate giornalistiche, il mondo non avrebbe saputo cosa stava succedendo il 7 ottobre». Insomma, volete vincere un premio giornalistico? Diventate amici di un serial killer odi un gruppo di terroristi, poi fatevi invitare a un omicidio o un massacro di civili. E mi raccomando, non denunciate nulla, verrebbe meno l’effetto sorpresa. $ proprio quello che vi farà vincere.

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