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Vietnam, la regina delle truffe condannata a morte

Mauro Zanzon
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Si tratta del più grande scandalo finanziario della storia del Vietnam. Ieri, l’imprenditrice vietnamita Truong My Lan, presidente del colosso immobiliare Van Thinh Phat e tra le donne più ricche e influenti del Vietnam, è stata condannata alla pena di morte con l’accusa di aver truffato 42mila risparmiatori della Saigon Commercial Bank (Scb) da lei controllata tra il 2012 e il 2022, per un totale di 25 miliardi di euro. La somma, sottratta da colei che è stata definita «la regina dei truffatori», è pari al 6% del Pil del Paese asiatico.

«Le azioni dell’imputata (...) hanno eroso la fiducia dei cittadini nella leadership del partito (comunista) e nello Stato», si legge nella sentenza pronunciata ieri al termine un’udienza a Ho Chi Minh City. Il processo a carico di Truong My Lan e di 85 altre persone, inclusi ex banchieri centrali, ex funzionari pubblici ed ex dirigenti della Scb, è durato in tutto cinque settimane, ed è culminato in condanne per reati che vanno dalla corruzione all’abuso di potere, sino all’appropriazione indebita e alla violazione delle leggi bancarie.

 

 

 

Partita dal nulla, Truong, negli anni Ottanta, vendeva cosmetici con la madre in un baracchino ambulante. Negli anni Novanta, era padrona di hotel e ristoranti, oltre che di innumerevoli terreni e proprietà. Poi è arrivato il boom con il controllo (90% delle azioni) della Saigon Commercial Bank, attraverso un sistema tentacolare di prestanomi e scatole societarie. Sembrava intoccabile e, quando qualcuno si metteva di mezzo, arrivavano le mazzette per mettere tutto apposto. Negli anni aveva accumulato una fortuna in carta moneta nella sua cantina pari a centomila miliardi di dong (4 miliardi di euro). L’ultima volta che ha parlato in pubblico durante le udienze ha confessato di aver pensato al suicidio. «Nella mia disperazione, ho pensato alla morte», ha detto Truong My Lan, secondo le trascrizioni riportate da Tuoi Tre, giornale di proprietà statale.

 

 

 

Durante il processo, i procuratori hanno anche affermato che alla signora Truong sono state confiscate più di mille proprietà. La portata dello scandalo finanziario ha spinto centinaia di persone a manifestare nelle strade della capitale del Vietnam, Hanoi, e di Ho Chi Minh City, in un’insolita espressione di rabbia collettiva tollerata nel Paese comunista.

 

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