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Iran, i missili anti-radar: le armi degli ayatollah che aggirano le difese

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Mirko Molteni
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 Le minacce di rappresaglia di Teheran verso Israele per il bombardamento ebraico dell’ambasciata iraniana di Damasco sono alla portata del regime degli ayatollah, che da anni finanzia sistemi d'attacco a lungo raggio. I pasdaran della Guardia Rivoluzionaria dispongono di un corpo aerospaziale indipendente dall’aeronautica, dotato di droni e missili e comandato dal generale Amir Ali Hajizadeh. Le difese israeliane sono fitte e scaglionate su più livelli, dai missili antimissile Arrow che arrivano allo spazio, agli Iron Dome per le quote medio-basse, passando per i Patriot, ma gli iraniani potrebbero tentare di saturarle puntando sulla quantità. Economico e disponibile in massa è il drone kamikaze Shahed 136, già fornito ai russi e da essi usato in Ucraina. Aereo-robot lungo 3,5 metri, può volare per una distanza fra 2.000 e 2.500 km, pur a soli 185 km/h, portando 50 kg di esplosivo. Altro drone è l’Arash, lungo 4,5 metri, con autonomia di 2000 km, testata da 35 kg e velocità stimata fra 350 e 480 km/h.

L’Arash sarebbe specializzato nell'attacco alle stazioni radar, probabilmente attirato dalle emissioni elettromagnetiche. Ciò ne farebbe un “apripista” per ondate successive, dopo aver “accecato” la difesa aerea. L’Iran ha 13 basi di droni. Fra le più vicine a Israele c’è quella di Hamadan, che dista da Tel Aviv 1.300 km, mentre fra Teheran e la capitale israeliana corrono 1.586 km. È evidente che gli ordigni iraniani che superino almeno 1.300 km di gittata, se lanciati da zone sul confine Ovest del paese, possono raggiungere Israele. Se poi l'attacco fosse sferrato da pasdaran o alleati presenti in Libano, Siria e Iraq, il tragitto sarebbe più breve. L’antiaerea abbatterebbe il grosso dei droni, ma se una piccola percentuale sgusciasse tra gli sbarramenti, per la propaganda di Teheran sarebbe una vittoria.

 

 

Più insidiosi sono i missili da crociera, che l’Iran ha sviluppato in quantità, derivandoli dal russo Kh-55. Fra essi, l’Hoveyzeh, presentato nel 2019. Lungo 6 metri, avrebbe una gittata di 1.350 km ed è reputato in grado di volare a bassissima quota, radente pochi metri dalla superficie. Ciò lo renderebbe molto difficile da avvistare coi radar. Nel 2023 è apparso il Paveh, con autonomia di 1.650 km e, si dice, in grado di modificare la sua rotta per aggirare le difese e arrivare da direzioni inaspettate. A differenza dei missili da crociera, quelli balistici sarebbero più vulnerabili, avvistabili da lontano con la loro altissima parabola. Il nuovo balistico Kheibar She kan avrebbe però una testata manovrabile per schivare gli antimissile. Quanto all’ipersonico Fattah-1, presentato nel 2023 e accreditato di una velocità 13 volte quella del suono, circa 15.000 km/h, è forse ancora sperimentale. Di sicuro, tale panoplia è stata resa possibile investendo in ricerca gran parte dei proventi del petrolio iraniano. 

 

 

 

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