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Panico oltralpe: addio cucina francese seppellita da pizza, kebab e hamburger

Mauro Zanon
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Se la Francia, per McDonald’s, è il secondo mercato mondiale subito dopo gli Stati Uniti, e i fast-food pullulano in ogni angolo del Paese (ce ne sono circa 52mila), da Kfc a Burger King, un problema ci sarà. Se nei menù dei bistrot e delle brasserie di Parigi trovi sempre cheeseburger e pseudo-pastasciutte, ed è un miraggio trovare un coq au vin o una blanquette de veau, un problema ci sarà. E se i francesi sono i più grandi consumatori di pizza della terra (il piatto italiano rappresenta il 15% del fatturato dei ristoranti d’Oltralpe secondo i dati dell’istituto Gira Conseil), e i secondi più grandi consumatori al mondo di kebab dietro i tedeschi, un problema ci sarà. E il problema si chiama declino della cucina francese, che una certa categoria di critici gastronomici made in France continua a far finta di non vedere, ma che il governo ha preso veramente sul serio, tanto da aver annunciato un piano di rilancio della cosiddetta “haute gastronomie”, con la speranza che gli effetti benefici ricadano su tutto il settore e non solo sui ristoranti stellati. «Dalla fine degli anni Novanta, il settore della gastronomia ha dovuto fare i conti con l’ascesa delle gastronomie straniere e si è trovato in ritardo rispetto alle prestazioni e all’influenza di altri Paesi», ha dichiarato lo scorso 14 aprile Olivia Grégoire, ministra francese con delega alle Piccole e medie imprese, al Commercio, all’Artigianato e al Turismo, annunciando un piano di rilancio della gastronomia francese.

Facendo eco alle preoccupazioni di molti chef sul declino del prestigio culinario della Francia, ha citato, in ordine sparso, il fascino della scena gastronomica asiatica, danese e peruviana e i risultati deludenti delle squadre francesi nei concorsi internazionali di cucina come il Bocuse d’Or. A far scattare l’allarme e le crisi di panico nel mondo della gastronomie française sono anche le classifiche sulle migliori cucine del mondo (quelle di Cnn Travel e TasteAtlas solo per citarne due), in cui l’Italia domina incontrastata grazie alla qualità e alla varietà impareggiabili dei suoi piatti, specchio dei suoi territori. «È un dato di fatto: i nostri concorrenti hanno ambizione e risorse e stanno sviluppando strategie efficaci per far brillare le loro cucine. Ora tocca a noi essere ambiziosi, determinati e ben attrezzati per questa competizione globale», ha dichiarato lo chef più stellato di Francia, Alain Ducasse.

 

 

IL PIANO DI RILANCIO
Il piano dell’esecutivo prevede la creazione di due istituzioni: un centro di formazione per i giovani talenti francesi, in particolare per i concorsi culinari internazionali, che sarà gestito dalla Regione Auvergne-Rhône-Alpes (la Regione di Lione, la capitale della cosiddetta “haute cuisine”), e la creazione di una Federazione o Istituto delle professioni dell’alta gastronomia, per strutturare la filiera. Il ministero del Turismo punta anche a intensificare gli scambi di tipo Erasmus nei mestieri e nel know-how culinario, sulla base di programmi gestiti dalle ambasciate e dal ministero dell’Europa e degli Affari Esteri. «Se i migliori creatori di cocktail si trovano nel Regno Unito, i nostri giovani apprendisti devono poter andare lì per cinque mesi per perfezionare le loro competenze», ha affermato Olivia Grégoire, prima di aggiungere: «La gastronomia è “soft power”, ma è anche “hard money”». Tenuto conto che il settore della ristorazione rappresenta 35,6 miliardi di euro in termini di fatturato e, nonostante la crisi delle assunzioni, è diventato il quinto settore più importante per creazione di posti di lavoro in Francia.

 

 

GENERATION MCDO
Uno dei primi a lanciare l’allarme sulla crisi profonda della cucina francese e delle abitudini alimentari dei propri compatrioti è stato il sondaggista Jérôme Fourquet, direttore del dipartimento opinioni dell’istituto Ifop e co-autore dell’inchiesta “Génération McDo”. Secondo Fourquet, è in corso da diversi anni «un’americanizzazione galoppante» dei ristoranti, che ha stravolto in particolare le abitudini dei più giovani, dai 18 ai 35 anni, habitué di McDonald’s et similia. La Francia, da Paese della haute gastronomie a Paese della “malbouffe”, ossia del cibo spazzatura. Un declino che il governo vuole provare ad arginare.

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