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Spagna, la sinistra sull'orlo della crisi di nervi per Sanchez

Giovanni Longoni
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Il regista spagnolo Pedro Almodovar, se a qualcuno fosse sfuggito, è di sinistra. La sua filmografia sembra davvero aver dettato la linea ai progressisti iberici: l’insuccesso delle lezioni di educazione sessuale a tappeto, con il boom di malattie sessuali e uso della pornografia? “La mala educación”. La Ley trans? “Pepi, Lucy, Bom e le altre ragazze del mucchio”. La resa agli autonomisti catalani, la distruzione dello Stato unitario pur di mantenere il potere ad ogni costo? “Che ho fatto io per meritare questo?” (è la Spagna che parla). Giovedì, il premio Oscar ha scritto un’intervento sul eldiario.es sfiorando più volte il ridicolo nella sua difesa a lingua tratta del premier Pedro Sanchez. Pedro (regista) rivela di aver pianto per Pedro (politico). Quest’ultimo lunedì rivelerà se darà le dimissioni oppure no in seguito all’apertura di un’inchiesta su sua moglie, Begona Gomez, accusata di traffico di influenze illecite (ieri la Procura di Madrid ha chiesto la chiusura delle indagini).

«In questa solitudine mi chiedo se la sinistra, che spero stia soffrendo, si sveglierà dal suo incubo e dal suo torpore e organizzerà una manifestazione per sostenere il nostro presidente e mostrare all’altra Spagna che siamo in tanti, tanti come loro», ha scritto Almodovar. «Questo momento merita un clamoroso e furioso Basta Ya!. Cosa succederà dopo, sia che Sanchez si dimetta sia che rimanga. Non voglio nemmeno pensarci. Non posso. In questo momento, il mio cuore va al presidente e alla sua famiglia», ha aggiunto. Nessuno, al centro e a destra, si fa illusioni sull’eventuale passo indietro del premier che governa dopo aver perso le elezioni. Pedro (politico) è consustanziale alla poltrona. È un grandissimo stratega e pure chico rudo. Tutte doti che gli verranno utili a breve. Oggi è in programma alle ore 11, sotto alla sede del Psoe a Madrid, una grande manifestazione: migliaia di militanti stanno calando in torpedone sulla capitale rispondendo all’appello dell’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero a mobilitarsi a favore di Sanchez. Anche se altri sostengono che Zapatero, che ha 64 anni, stia lavorando nell’ombra per fare le scarpe a Pedro. In bocca al lupo.

 

 

In una «lettera ai cittadini» Sanchez ha fatto sapere che sospenderà le proprie attività istituzionali fino al 29 aprile e che entro quella data valuterà se lasciare il suo incarico o meno. «Ho bisogno di fermarmi e riflettere devo rispondere urgentemente alla domanda se ne vale la pena» di restare al governo, «nonostante il pantano in cui la destra e l’estrema destra stanno cercando di trasformare la politica». L’inchiesta contro la moglie è stata aperta in seguito a una denuncia dell’associazione «Manos limpias» (Mani Pulite). Si tratta in particolare, secondo il media online El Confidencial, dei legami stabiliti da Begona Gómez con il gruppo Globalia, sponsor della fondazione in cui lavorava, nel momento in cui Air Europa, compagnia aerea appartenente a Globalia, stava trattando con il governo Sanchez per ottenere aiuti pubblici. Se decidesse di restare al suo posto, potrebbe scegliere di sottoporsi a un voto di fiducia in Parlamento. Se invece deciderà di dimettersi, le elezioni anticipate potrebbero essere indette un anno dopo le ultime elezioni, a fine luglio.

 

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