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Donald Trump, nostalgia canaglia degli americani: il rimpianto degli anni ruggenti

Federico Punzi
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«If He wins», è la copertina di Time di questa settimana che ospita un’intervista a Donald Trump. Il mondo liberal sta seriamente prendendo in considerazione la sua rielezione. In effetti, sembra consolidarsi il vantaggio di The Donald nei sondaggi– sia a livello nazionale, sia negli stati chiave, sia sui singoli temi della campagna. Per un sondaggio Cnn condotto dal 18 al 23 aprile, Trump sarebbe avanti di 6 punti percentuali su Biden (49% a 43%) in una corsa a due e di ben 9 punti (42% a 33%) se si considerano 5 candidati (Kennedy 16%, West 4, Stein 3). Un sondaggio Harvard/Harris del 24-25 aprile vede in vantaggio Trump di 4 punti (52% a 48) e di ben 7 in una corsa a 5.

SCHIERAMENTI

Certo, mancano ancora molti mesi al voto, ma nemmeno troppi. Stiamo entrando nel periodo in cui, secondo gli esperti, le preferenze degli elettori diventano più stabili e in alcuni stati si inizia a votare già a settembre. Ma è anche vero che i margini di errore del singolo sondaggio sono intorno al 3-4%. Più utile forse andare a guardare la media dei sondaggi, che vede Trump in vantaggio di 1,5 punti a livello nazionale (nello stesso periodo del 2020 Biden era avanti di oltre 5 punti), e negli stati in bilico, che saranno decisivi. Trump risulta in vantaggio ovunque, secondo un sondaggio The Hill/Emerson del 25-29 aprile: North Carolina +5 (47-42), Arizona +4 (48-44), Georgia +3 (47-44), Pennsylvania e Wisconsin +2 (47-45), Michigan e Nevada +1 (45-44). Vantaggi che si ampliano nella corsa a 5 candidati.

 

 

 

Interessante notare che tutti questi sondaggi sono stati condotti mentre è in corso l’unico processo penale nei confronti di Trump che probabilmente si concluderà prima del giorno delle elezioni e che dunque, al momento, non sembra scalfire il consenso di cui gode l’ex presidente. Il dato più interessante del sondaggio della Cnn si fonda su un giudizio più sedimentato degli intervistati: l’affermarsi di una sorta di “nostalgia Trump”. Oggi la maggior parte degli americani, guardandosi indietro, ritiene il mandato di Trump un successo e quello di Biden un fallimento.

Un grosso problema per il presidente in carica, la cui strategia è trasformare l’elezione del 2024 in un referendum su Donald Trump, presentato come e più del 2020 come una minaccia alla democrazia. Una carta che diventa più difficile da giocare, però, se gli elettori cominciano a rimpiangere i suoi primi 4 anni. Per il 55% degli elettori infatti la presidenza Trump è stata un successo e solo per il 44% un fallimento. Giudizio rovesciato sulla presidenza Biden, fallimento per il 61% e successo solo per il 39%. A metà gennaio 2021, poco dopo l’assalto al Campidoglio, gli americani ad esprimere un giudizio negativo sulla presidenza Trump erano il 55%, 6 punti in meno. I Repubblicani oggi risultano più compatti nel giudizio positivo sui 4 anni di Trump (92%) di quanto lo siano i Democratici sul mandato di Biden (73%). Tra gli indipendenti, il 51% promuove Trump, mentre solo il 37% Biden.

 

 

 

RIPENSAMENTI

Da questi numeri si direbbe che il mandato di Biden sia stato talmente negativo da aver indotto molti elettori, sia Repubblicani che indipendenti, a rivalutare positivamente la presidenza Trump. La scorsa settimana, l’ex Attorney General William Barr, che nel 2020 si era rifiutato di avallare le accuse di brogli, e aveva sostenuto in passato che Trump dovrebbe restare lontano dallo Studio Ovale, ha detto alla Cnn che voterà per l’ex presidente, con grande sconcerto dell’intervistatrice, spiegando che Biden e i progressisti rappresentano una minaccia maggiore per la democrazia rispetto a Trump. Domenica scorsa l’ex presidente ha incontrato per diverse ore il governatore della Florida Ron DeSantis, con il quale il confronto alle primarie è stato piuttosto aspro, per parlare di raccolta fondi.

 

 

 

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