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Joe Biden? Si affida all'esperto di dinosauri: un caso alla Casa Bianca

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Carlo Nicolato
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Democratico da sempre, amico di Barack Obama, il grande regista Steven Spielberg ha deciso di affiancare Joe Biden offrendosi come stratega per la sua rincorsa alla Casa Bianca. Esperto di mummie, dinosauri e al contempo di fantascienza, chi meglio di lui potrebbe dar lustro alle speranze di conferma dell’incartapecorito presidente in carica? La sfida si preannuncia in salita, dal momento che tutti i sondaggi danno in vantaggio Trump, ma Spielberg sa come buggerare i nazisti, figuriamoci un tycoon qualsiasi mezzo condannato e senza i poteri dell’arca perduta. Si tratterà tuttavia di far ritornare in vita il dinosauro, compito che il regista conosce bene avendolo trattato in un paio di film di grande successo, e di reintrodurre il rigenerato bestione nel suo ambiente naturale al quale generosi visitatori potranno accedervi quali interessati turisti. 

Sembra infatti che per prima cosa Spielberg si stia occupando, insieme al vecchio Barack, di organizzare una mega raccolta fondi a Los Angeles in giugno, alla quale dovrebbe partecipare una sfilza di stelle di Hollywood e dello spettacolo in genere. Niente di nuovo sotto il sole dal momento che ogni attore, regista, comparsa e magazziniere degli studios, salvo qualche significativa eccezione, nonché ogni cantante, nano e ballerina che si rispetti dello star system americano, professa simpatie democratiche. L'evento sarebbe una sorta di seguito della kermesse tenutasi il mese scorso al Radio City Music Hall di New York, a cui hanno partecipato oltre a Biden anche gli ex presidenti Obama e Bill Clinton e ha raccolto la bellezza di 26 milioni di dollari. Ancora si ignora quali saranno i pezzi forti dell’occasione, si parla dell’ex socio in affari di Spielberg alla DreamWorks, Jeffrey Katzenberg, che è anche co-presidente della campagna Biden, e di George Clooney, ma sono tante le star che hanno già dato segni di entusiasmo per la eventuale conferma di Sleepy Joe. Tra questi Barbra Streisand, il regista Rob Reiner, il magnate dell'industria discografica David Geffen, già apparsi in un’altra raccolta fondi del dicembre scorso. C’è già una lista on line che include Lady Gaga, Tom Hanks, Beyoncé, Eva Longoria, James Le Bron e una miriade di altri meno famosi alle nostre latitudini, ma tutti stanno aspettando l’endorsement ufficiale della nuova maitre a penser della sinistra, Taylor Swift. La campagna di Biden usa già i testi delle sue canzoni, come quello che definisce molto originalmente Trump «l’uomo più piccolo del mondo», ma la sospirata dichiarazione d’amore non è ancora arrivata. Sù Taylor, fail miracolo, se è vero che hai fatto alzare il Pil degli Stati Uniti per te è un gioco da ragazzi!

 


UN FILM ELETTORALE
In attesa della Swift comunque Biden è già in buone mani, quelle di un regista che promette guerre stellari, duelli all’ultimo respiro e inseguimenti senza fine contro il più astuto e inaffidabile dei contendenti, lo squalo Trump. Secondo fonti ben informate il regista di Schindler List si sarebbe detto disponibile a preparare un film elettorale sulla falsariga di quello fatto per l’amico Obama. Sembra che la pellicola sarà incentrata sulla storia del presidente, in particolare sulle “cose belle” fatte durante i suoi 4 anni alla Casa Bianca. Un cortometraggio di sicuro, dal titolo “Salvate il soldato Biden”. Ben altro materiale invece ci sarebbe per fare un film su Trump, ma come è ben evidente il tycoon non ha bisogno di registi che gli tirano la volata. Tantomeno di rockstar capaci di muovere il Pil. È già lui la rockstar, lui il regista del suo destino, capace di cavalcare gli eventi avversi come evolianamente si “cavalca la tigre”. Più gli danno contro più sale nei sondaggi, più lo processano più ne fanno un martire, più lo insultano più rischia di tornare alla Casa Bianca. Certo anche lui ha i suoi fan importanti, ma non così importanti come per i Dem, e soprattutto lui non ci conta nemmeno.

STAR PER IL TYCOON
Secondo una lista stilata da Newsweek tra questi ci sarebbero Dennis Quaid, James Woods, accusato alla fine del 2020 di essere uno dei principali diffusori di fake news sulla presunta frode elettorale subita dal tycoon, Jim Caviezel, secondo cui Trump «è stato mandato da Dio», e il premio oscar Jon Voight. Manca nella lista il nome più altisonante, quello di Clint Eastwood, l’anti-Spielberg. Il grande attore e regista di note simpatie repubblicane un tempo era suo estimatore, credeva che il tycoon fosse l’antidoto di questa «pussy generation» (generazione di fighette), ma lo abbandonò durante la campagna elettorale del 2020. Senza dare spiegazioni.

 

 

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