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Russia, i droni ucraini accecano il radar: il blitz che lancia l'escalation nucleare

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Un azzardo che potrebbe "valere l'escalation nucleare". Così Repubblica definisce l'operazione Deep Strike, letteralmente "attacco in profondità", lanciata dall'Ucraina per colpire la Russia.

Si tratta di una serie di incursioni ben oltre il confine, diverse centinaia di chilometri in territorio russo, che hanno come obiettivo la distruzione di basi militari, centri di approvvigionamento e infrastrutture di grande rilevanza strategica. Per colpire la Crimea Kiev sta usando missili a lungo raggio di produzione nazionale, ma è proprio su questo tema che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg pochi giorni fa (e l'Alto rappresentante Ue per le politiche estere Borrell oggi) ha invitato i paesi alleati a dare il via libera per l'uso delle armi fornite agli ucraini direttamente in territorio russo. 

 

 

 

In questo senso, sottolinea sempre Repubblica, il rischio di escalation nucleare "non è un pericolo teorico". Basterebbe quello che in gergo militare si potrebbe definire "un incidente". "Quattro giorni fa un nugolo di droni - pare di fabbricazione portoghese - ha crivellato un'installazione che Mosca considera strategica per la sua difesa nucleare: l'enorme antenna radar di Armavir, nella zona di Krasnodar, è infatti uno dei capisaldi della rete d'allarme che avvista i missili balistici diretti verso la Russia", riporta il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. L'Ucraina non ha rivendicato ufficialmente l'azione, di cui non sono chiarissime le finalità dal momento che l'antenna radar serve per monitorare quanto accade fronte Mediterraneo e Medio Oriente. "Forse - si legge - i generali di Kiev hanno ritenuto che potesse contribuire a monitorare i raid condotti sulla Crimea con i missili Storm Shadow e Atacms, che nelle ultime settimane bersagliano aeroporti e batterie contraeree".

 

 

 

Oltre all'antenna di Armavir, i droni di Kiev hanno cercato di distruggere, non riuscendoci, anche quella di Orsk, nei pressi di Orenburg, a 1.500 chilometri dal confine. Per Mosca un pericolo scampato; sarebbe rimasta esposta a ogni tipo di attacco da Sud. In ogni caso, colpire la gigantesca antenna radar viene considerata dal Cremlino "un'aggressione al sistema di difesa strategica". Sulla carta, come ripetuto spesso da Medvedev o Peskov, giustificherebbe una rappresaglia nucleare. E suonano come l'ultimo avvertimento all'Occidente le stesse parole del senatore russo Rogozin, ex capo dell'agenzia spaziale di Mosca: "Alla luce del pesante coinvolgimento di Washington nel conflitto, la versione secondo cui gli Usa non erano a conoscenza di questo attacco può essere esclusa. La Casa Bianca deve dare una risposta completa su quello che è accaduto. Non siamo più sulla soglia, ma abbiamo già raggiunto il limite estremo, oltre il quale comincerà il collasso della sicurezza strategica delle potenze nucleari".

 

 

 

Secondo Hans Kristensen, tra i massimi esperti della Federation of American Scientists (quella dell'Orologio dell'Apocalisse), ha definito "non saggia" la decisione ucraina, A giudicare dalle parole di Stoltenberg e Borrell, però, in pochi sembrano disposti ad ascoltarlo.

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