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Emmanuel Macron, "da chi è stato scaricato a poche ore dal voto": la sua fine?

Mauro Zanon
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 «L’unione fa la farsa». È questo il titolo del magazine progressista Franc-Tireur, fondato da Raphaël Enthoven, filosofo, scrittore ed ex di Carla Bruni.

Un titolo che la dice lunga sul grande caos che regna nel mondo dell’intellighenzia goscista parigina, divisa tra chi, pur di sbarrare la strada del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, è pronto a votare il Nuovo fronte popolare con dentro la France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon e le sue derive antisemite, e chi invece giudica inaccettabile dare la preferenza a una coalizione guidata da un partito che si è sempre rifiutato di qualificare Hamas come «un’organizzazione terroristica» e che ha candidato individui schedati S per violenze (Raphaël Arnault, nella circoscrizione di Avignone) e filo islamisti (Aly Diouara, nella Seine-Saint-Denis).

 

 

 

«La sinistra intellettuale si lacera sul Nuovo fronte popolare», è il titolo del reportage del Monde dalla festa di Franc-Tireur organizzata su una chiatta sulla Senna, la Francette. Tra i presenti, l’editore del quotidiano Libération, Denis Olivennes, l’amministratore delegato della casa editrice Grasset, Oliver Nora, ma anche la filosofa e scrittrice Élisabeth Badinter, produttori, giornalisti e principi del foro parigino. Come Richard Malka, avvocato storico di Charlie Hebdo, che durante la serata ha preso il microfono per denunciare il «naufragio» di una «sinistra riprovevole», che ha accettato di integrare la France insoumise, facendo finta di dimenticare i suoi dérapage antisemiti.

 

 

 

PROGRAMMI INCOMPATIBILI

Caroline Fourest, direttrice editoriale di Franc-Tireur, ha ripreso le parole di alcuni partecipanti paragonando la Francette all’Exodus, l’imbarcazione salpata nel 1947 con 4.500 sopravvissuti alla Shoah che non riuscirono mai a sbarcare sulle coste della Palestina, allora sotto protettorato britannico. Sulla chiatta di Franc-Tireur sono tutti d’accordo con Manuel Valls, ex primo ministro socialista, che per primo nel 2015 aveva allertato sul pericolo rappresentato dalla France insoumise, parlando di «sinistre irriconciliabili». Ma fuori da lì, l’odio verso Rn è più forte di tutto. Lo storico Pierre Rosanvallon, professore al Collège de France, dice che «il semplice fatto che alcuni si pongano la questione di un’alleanza a sinistra dimostra fino a che punto Rn sia riuscito nella sua strategia di banalizzazione, che è in realtà un tentativo di nascondere ciò che resta delle sue radici profonde. È il segno di una forma molto preoccupante di devitalizzazione democratica che è entrata nella testa delle persone». Bernard Guetta, ex editorialista del Monde ed eurodeputato macronista, la pensa allo stesso modo: «Dobbiamo smettere di denunciare la sinistra unita come un pericolo grande quanto il lepenismo, e votare sistematicamente contro l’estrema destra al secondo turno».

L’ipotesi sempre più probabile di un Rn trionfante alle prossime elezioni legislative, con conseguente maggioranza assoluta e Jordan Bardella primo ministro, ha fatto resuscitare anche Dominique Strauss-Kahn, ex ministro dell’Economia di Lionel Jospin, ex direttore dell’Fmi ed ex favorito per vincere le presidenziali del 2007, prima di essere travolto dal famoso affaire della cameriera del Sofitel, Nafissatou Diallo.

Sul magazine Challenges, Dsk ha invitato i suoi compatrioti a evitare «il peggio», che per lui è il Rassemblement national. «Non commettiamo lo stesso errore dei socialdemocratici tedeschi nel 1933, che sottovalutarono le conseguenze dell’ascesa al potere dell’estrema destra», ha scritto l’ex star del socialismo francese, prima di aggiungere: «Nel 2002, per evitare il peggio la sera del primo turno, fui il primo in televisione a invitare a votare contro Jean-Marie Le Pen e a favore di Jacques Chirac, anche se ciò significava “turarsi il naso”. Oggi lancio lo stesso appello per evitare che l’estrema destra vada al potere, anche a costo di turarci il naso, per evitare il peggio».

 

SCANDALI SESSUALI

Martedì, intanto, Pierre Cabaré, ex deputato macronista è stato condannato a quindici mesi di prigione con la condizionale e a cinque annidi ineleggibilità per aggressione sessuale e molestie ripetute nei confronti della sua ex assistente parlamentare. La stampa parigina sottolinea che Cabaré, 66 anni, era vice presidente della delegazione per i diritti delle donne all’Assemblea nazionale.
Ieri sera, invece, è andato in scena su BfmTv il dibattito tra i tre leader politici della campagna perle legislative, Jordan Bardella (Rn), Gabriel Attal (Renaissance) e Manuel Bompard (Lfi). «Sarò il primo ministro del potere d’acquisto», ha dichiarato il leader sovranista, davanti a un Attal e a un Bompard che sembravano più impegnati a demonizzarlo che a presentare ai telespettatori i loro rispettivi programmi. Secondo l’ultimo sondaggio dell’istituto Cluster17 per Le Point, tuttavia, Rn è ancora al primo posto con il 30,5% delle intenzioni di voto, percentuale che sale al 34,5% se si includono i candidati dell’alleanza con i Républicains, il partito gollista guidato da Éric Ciotti. Il Nuovo fronte popolare è al 30%, mentre la maggioranza macronista è al 19,5 per cento.

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