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Joe Biden, dall'erede Disney il colpo di grazia: soldi, il presidente sta per crollare

Carlo Nicolato
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Biden tiene duro e nel furore dell’intervista radiofonica con la conduttrice Andrea Lawful-Sanders rivela di essere «la prima donna vicepresidente d’America». Ovviamente si riferiva a Kamala Harris e se fosse la prima gaffe del genere ci si potrebbe anche ridere sopra. Così, tuttavia, disgraziatamente non è. Qualcuno ha perfino fatto notare che dal giorno successivo al disastroso dibattito con Trump il presidente ha cambiato modo di fare, cercando forzatamente di apparire sveglio ed energico, alzando la voce e parlando a raffica. È apparso evidente durante il discorso alla Casa Bianca per le celebrazioni del 4 luglio, dove non sono mancati impappinamenti e contraddizioni, al termine del quale c’è chi ha suggerito che il presidente venga sottoposto al test antidoping.

Una richiesta del genere peraltro l’aveva avanzata anche il tycoon prima del faccia a faccia, alimentando i dubbi sulla possibilità che Biden fosse in grado di reggere il confronto. Sull’Intelligencer di New York si accenna anche a una sorta di gioco per stabilire quale sia la «percentuale di morte» del corpo del presidente in base alla temperatura rilevata da donatori e giornalisti che recentemente gli hanno stretto la mano e si è stabilito fosse del 40%, un mezzo morto. Lo stesso articolo, a firma di Olivia Nuzzi, sostiene che di fronte a diversi donatori si sia come bloccato, «congelato», e che la First Lady sia più volte dovuta intervenire per suggerirgli cosa rispondere.

Sull’American Thinker invece si ipotizza che il presidente abbia di fatto tagliato i ponti con Obama con il quale prima si sentiva regolarmente, ma che ora cerca di tenere a distanza dopo che gli avrebbe suggerito di mollare. Secondo un ex funzionario dello stesso Obama di nome Van Jones oramai non si tratterebbe più di “se” sostituire il presidente e candidato Biden, ma di “come”. Insomma, sebbene ufficialmente il partito e la Casa Bianca sostengano che non ci siano problemi e che si andrà avanti tranquillamente fino a novembre e poi eventualmente anche oltre, segretamente starebbero tramando alle sue spalle.

Nel complotto c’è anche il candidato pronto, ovviamente Kamala Harris. «C'è troppo in gioco per rischiare una vittoria di Trump», ha scritto su X. «Il presidente Biden ha salvato la nostra democrazia liberandoci da Trump nel 2020. Non deve consegnarci a Trump nel 2024». Altre testate Usa come The Hill fanno un passo avanti analizzando la questione dei fondi qualora Biden dovesse fare al contrario un passo indietro. Ebbene tali soldi a chi andrebbero? Logica vorrebbe che andassero al nuovo candidato, ma non è scontato. Il flusso potrebbe presto interrompersi, se molti seguiranno l’esempio di Abigail Disney, erede della fortuna della famiglia Disney e importante donatrice del partito democratico americano, la quale ha annunciato che sospenderà le donazioni fino al ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale. «Questo è realismo, non mancanza di rispetto», ha detto Disney alla Cnbc, aggiungendo che «se Biden non si dimette, i democratici perderanno. Di questo sono assolutamente certa. Le conseguenze della sconfitta saranno davvero terribili». L’hanno seguita 168 esponenti della società civile e imprenditori riuniti nel «Leadership now project», firmatari di una lettera a Biden, nella quale si chiede al presidente di «consolidare la sua eredità» rinunciando alla corsa.

 

 

«Con rispetto - si legge nel testo che continua a raccogliere sottoscrizioni anche dopo essere stata consegnata a funzionari della Casa Bianca - le chiediamo di ritirare la sua candidatura per le rielezione per il bene della democrazia e il futuro della nostra nazione». Eppure quei 91 milioni di dollari dichiarati il 31 maggio scorso a disposizione diretta del candidato Biden rimarrebbero sotto il suo controllo e solo lui può deciderne il destino. Nel caso potrebbe optare che vengano trasferiti al Comitato Nazionale Democratico, cioè di fatto al partito, o che vengano passati direttamente alla campagna del suo sostituto attraverso quello che negli Usa viene comunemente indicato con l’acronimo PAC (Political Action Committee). Ma se dovessero “costringerlo” a lasciare contro il suo volere, il presidente potrebbe anche impuntarsi, come spesso fanno gli anziani incattiviti. E tirarla per le lunghe. In ogni caso, fanno sapere, «il denaro può essere utilizzato per “qualsiasi scopo legale”, eccetto l'uso personale».

 

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