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Giorgia Meloni al vertice Nato: "Proteggere il fianco Sud"

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L'Italia incassa un primo risultato al vertice Nato di Washington: la menzione, nel documento finale, della nomina di un Rappresentante Speciale per il fianco Sud dell'alleanza, come era stato richiesto dal governo guidato da Giorgia Meloni. Durante i lavori del Consiglio Nordatlantico, il premier ha rimarcato che "se noi siamo in prima linea a difesa degli alleati orientali, non possiamo essere lasciati soli nella difesa del fronte Sud dell'alleanza". 

"È ugualmente fondamentale nel contesto della minaccia ibrida e globale che affrontiamo", ha sottolineato la premier, definendo "gli impegni che verranno assunti oggi, a partire dalla designazione di un Rappresentante Speciale per il Sud" come una buona notizia e un punto di partenza". Sulla stessa linea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha ricordato quanto la nomina del Rappresentante fosse "una priorità per l'Italia". Per questo ruolo, ha aggiunto Tajani, "ci sono anche eccellenti candidati italiani, con la conoscenza che ha l'Italia di tutta l'area balcanica, dell'Africa, del Medio Oriente e anche della regione del Golfo possiamo mettere insieme nomi di alto livello". Il ministero della Difesa, Guido Crosetto, da parte sua ha rimarcato la necessità di "una deterrenza a 360 per affrontare le gravi crisi emergenti sul fianco Sud".

Le tensioni che agitano quest'area geografica, a partire da quelle legate ai flussi migratori, sono state inoltre al centro dell'incontro bilaterale tenuto da Meloni con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con il quale la premier ha discusso anche un rafforzamento delle relazioni economiche. Il sostegno dell'Italia all'Ucraina continuerà, ha poi assicurato Meloni nel corso del summit, occorre però che sia "mirato ed efficace", ovvero che i membri dell'alleanza operino in modo più integrato per evitare sovrapposizioni e duplicazioni non sostenibili in una fase che vede l'Occidente costretto a competere con una Russia che, come ha ricordato il presidente Usa, Joe Biden, è in piena economia di guerra e continua ad aumentare la produzione di armi e munizioni, anche grazie al sostegno di Cina, Iran e Corea del Nord. 

Il premier è quindi tornato sul tema del requisito minimo del 2% del Pil investito in difesa, al quale l'Italia ancora non è giunta. "Negli ultimi anni", ha affermato Meloni, "abbiamo compiuto progressi significativi per rendere più equilibrata la condivisione degli oneri nell'Alleanza, e l'Italia è oggi in grado di annunciare che la traiettoria della spesa per la difesa nel 2024 è in aumento". "Il 2% è tra i nostri obiettivi, ma non è l'unico", ha aggiunto, "dobbiamo anche lavorare a un'industria della difesa innovativa e competitiva, che tragga vantaggio dalla complementarità tra Nato e Ue". E quel 2%, ha ribadito, non e' l'unico criterio da considerare per valutare lo sforzo di uno Stato membro. "La nostra presenza nella quasi totalità delle missioni e operazioni Nato fa dell'Italia uno tra i primissimi contributori dell'Alleanza", ha concluso Meloni.
 

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