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Karen Pinder sconvolge gli Usa: "Trump? Peccato, così vicino"

Andrea Carrabino
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Qualcuno una volta disse che la politica è "sangue e mer***". Dopo l'attentato a Donald Trump non si può che essere d'accordo con questa affermazione. Il candidato repubblicano per la corsa alla Casa Bianca ha subito un attentato che non si vedeva dai tempi di Ronald Reagan. Entrambi conservatori, entrambi scampati a un colpo di arma da fuoco. L'episodio di The Donald, come quello dell'ex divo del cinema, ha scosso l'opinione pubblica americana, tanto da indurre lo stesso presidente Joe Biden a condannare con forza l'accaduto. "La violenza politica non può essere normalizzata. Ribadisco - ha dichiarato il presidente americano - che la posta in queste elezioni non è mai stata così alta, ci credo con tutto il mio cuore, ma dobbiamo abbassare i toni. La politica non può essere un campo di battaglia. Le decisioni si prendono nelle urne, con il voto, e non con le pallottole".

Quel gesto, così disumano, è il frutto di anni e anni di attacchi feroci contro il tycoon. E dalle parole si è letteralmente passati ai fatti. La marcia degli odiatori di Trump sembra essere inarrestabile. Più di quelle immagini del comizio e del sostegno degli altri leader mondiali. Un'autorevole professoressa dell'Università della British Columbia, tal Karen Pinder, ha voluto esternare con i suoi esimi colleghi docenti il suo pensiero su quanto accaduto al tycoon. "Accidenti, così vicino. Peccato. Che giornata gloriosa sarebbe potuta essere".

 

 

Eccolo qui il buonismo degli intellettuali radical chic americani. Gli stessi che scendono nei giardini dei Campus per protestare contro quei "genocidi" degli israeliani. Anzi: ebrei, sionisti. E meno male che a casa nostra, per contrastare le politiche migratorie del centrodestra, qualcuno a sinistra si spinge a esclamare: "Restiamo umani".

 

 


  

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