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Parigi, al Louvre si celebra la follia: da Bosch a Hugo l'arte dei pazzi

Nicoletta Orlandi Posti
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Parigi si prepara ad accogliere una delle mostre più affascinanti e ricche di significato degli ultimi anni: "Figure di buffoni: dal Medioevo ai Romantici", in programma al Museo del Louvre dal 16 ottobre 2024 al 3 febbraio 2025, che riunisce oltre 300 opere provenienti da 90 istituzioni francesi, europee e americane, per esplorare la figura del folle, un personaggio enigmatico e poliedrico che ha attraversato i secoli lasciando un segno profondo nell'arte e nella cultura. L'esposizione parigina, tematica e cronologica, ripercorre l'ascesa del folle in un Medioevo complesso e secolare, la sua scomparsa di fronte al trionfo dell'Illuminismo e la sua rinascita a partire dalla fine del XVIII secolo analizzando la costante presenza della figura del folle nell'arte e nella cultura della fine del Medioevo e le ragioni di questa onnipresenza.  

 

Si partirà dunque dal tardo Medioevo, quando il ruolo del folle entra a far parte dell'immaginario collettivo molto più di un semplice buffone di corte. Con il suo comportamento eccentrico e le sue parole irriverenti, questo personaggio diventa simbolo di rottura degli schemi, un osservatore critico travestito da uomo di spettacolo, capace di sfidare le convenzioni e mettere in discussione l'ordine costituito del mondo secolare e religioso. Nei manoscritti religiosi, rappresentava coloro che avevano rifiutato Dio, mentre nelle corti reali si ergeva a controparte ironica della saggezza regale. Le opere di Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel il Vecchio riflettono questa ambivalenza: il pazzo è al contempo portatore di vizi e simbolo della follia collettiva.

 

Nel XVI secolo, la figura del folle subisce una trasformazione significativa, divenendo emblema del disordine del mondo. In un contesto segnato da conflitti religiosi e politici, cattolici e protestanti sfruttano la sua immagine per rappresentare l’alterità e l’errore dell’avversario, aggiungendo una dimensione politica alla sua rappresentazione. Tuttavia, con l’avvento del Rinascimento, la presenza del folle nell'arte si affievolisce, mentre l'Illuminismo lo relega sempre più ai margini, in favore di una razionalità che ne disconosce il valore simbolico. Alla fine del XVIII secolo, in un'epoca di rivoluzioni artistiche e culturali, si assiste a una rinascita dell’interesse per la follia. La tragedia di un’umanità alle prese con le proprie contraddizioni viene riletta attraverso il prisma della pazzia. Il pazzo, divenuto ora simbolo della fragilità del potere monarchico e della condizione umana, torna a essere fonte di ispirazione per i Romantici, che lo riscoprono come espressione di una ribellione all'ordine razionale dell'Illuminismo. Gli artisti dell’epoca, spesso tormentati e incompresi, finiscono per identificarsi con questo personaggio, che diviene emblema delle tensioni interiori e delle sfide del loro tempo. 

 

Il percorso espositivo al Louvre culmina con un omaggio alla rinascita romantica del personaggio, con particolare attenzione alla sua incarnazione in Quasimodo, protagonista del capolavoro di Victor Hugo, Notre Dame de Paris. Questo personaggio, con il suo aspetto grottesco e la sua profonda umanità, rappresenta la sintesi delle contraddizioni e della mistica di un'antica figura medievale. La mostra, con la sua vasta gamma di opere - più di 300 pezzi eccezionali dal XIII al XVI secolo tra dipinti, incisioni, arazzi, manoscritti miniati, sculture, oggetti preziosi e di uso quotidiano,  e interpretazioni, non solo celebra una figura cruciale nella storia dell'arte, ma invita anche a una profonda riflessione sul significato della follia come specchio della società e come strumento di sovversione. Attraverso questo viaggio nel tempo, il Louvre offre al pubblico un'opportunità unica di esplorare la storia culturale e sociale dell'Europa, mettendo in luce l'intricato rapporto tra arte, potere e critica sociale.

 

 

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